«Io, il rugbista con un occhio solo»: il coraggio e la forza di Ian

Ian McKinley
Quello che prima era il ragazzo con gli occhiali, è diventato il supereroe del rugby. Gioca mascherato: caschetto nero e un paio di fanaloni gommati per proteggere il suo...

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Quello che prima era il ragazzo con gli occhiali, è diventato il supereroe del rugby. Gioca mascherato: caschetto nero e un paio di fanaloni gommati per proteggere il suo unico occhio buono. La vista del sinistro l'ha persa sul campo: un infortunio di gioco gli ha provocato il distacco della retina e l'addio alla palla ovale a soli 21 anni. Ma non è stata la fine. Ian McKinley, quando tutto sembrava perduto, è uscito dall'oscurità. Ha abbandonato la sua Dublino. E tra Udine e Treviso ha compiuto una metamorfosi tecnica e umana. Non solo è tornato a giocare a rugby, ma l'11 novembre scorso, passati i tre anni richiesti per lo status di equiparato, ha debuttato all'apertura con l'Italia contro le Figi. Il primo giocatore con un occhio solo a calcare la grande scena internazionale




McKinley, otto anni fa iniziò il calvario. Cosa ricorda di quei momenti?
«Era gennaio, c'era un bel sole. Giocavo con l'Ucd, la squadra dell'università, contro il Lansdowne. Dopo due minuti ho impostato un raggruppamento a terra: ho sentito uno che diceva dai Ian e un tacchetto mi è entrato nell'occhio. Un dolore atroce. Mi sono alzato furioso e ho sferrato un paio di pugni a vuoto pensando al colpo di un avversario».

Quando ha saputo che era stato, involontariamente, un compagno di squadra?
«Dopo l'operazione. Venne a trovarmi all'ospedale. Un gigante di 130 chili. Eravamo entrambi talmente affranti che non parlammo nemmeno dell'incidente. In seguito gli scrissi una lettera per dirgli che non ero arrabbiato con lui, che questa è la vita»...


 
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Il Gazzettino