Premier League, Mourinho, Guardiola e Conte: tre cavalieri per la regina

Premier League, Mourinho, Guardiola e Conte: tre cavalieri per la regina
Volano tre squadre, in Premier League. E, dopo appena cinque giornate, raccontano all'Inghilterra e all'Europa di frequentare una categoria dominante. Così a...

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Volano tre squadre, in Premier League. E, dopo appena cinque giornate, raccontano all'Inghilterra e all'Europa di frequentare una categoria dominante. Così a regnare sulla classifica sono il Manchester City di Pep Guardiola, lo United di José Mourinho e il Chelsea di Antonio Conte. Non che abbiano seminato le concorrenti questo no. Se mai, sono riusciti in un gesto molto più solido e utile; e cioè: aver scavato un divario sotto il profilo tattico, atletico e psicologico rispetto al resto del paese. Per avere un'idea, basta guardare la graduatoria. Il City e lo United primeggiano con un margine di tre punti sul Chelsea, ora terzo e in vantaggio di altrettante lunghezze sul Newcastle, quarto. È vero, sono appena tre passi a separare i Blues sia dal gruppo in vetta che dagli inseguitori. È una piccola differenza, ma in fondo è tutta la differenza. Non ha lo stesso peso, lo stesso valore, lo stesso colore e lo stesso calore, quel distacco di tre punti, distribuito verso l'alto e verso il basso. Lo si direbbe uno scarto equivalente nella cifra, però asimmetrico nella sostanza. Non di rado accade nel calcio e non soltanto. Perché, a stringere, il Chelsea sembra ancora pagare gli sbilanciamenti provocati dall'estate del calciomercato. Presto dovrà ritrovare un allineamento tattico, specie in difesa: e d'altronde Conte, come vedremo, si preoccupa degli arbitri proprio per evitare di dover approfondire le questioni tattiche. Viceversa il City e lo United sfrecciano verso la bellezza del traguardo aggressivi di una forza calma. Mou, del resto, dispone di una squadra strepitosa sotto l'aspetto fisico; Guardiola di una formazione baciata dal talento. Insegnarle una manovra meravigliosa è il suo sogno e la sua ossessione. Tra l'altro è curioso scoprire che i due Manchester finora abbiano avuto un andare identico. Non soltanto nel numero di vittorie (quattro) e di pareggi (uno solo): addirittura nei gol firmati (16) e in quelli subìti (due). Pazzesco. E il derby di Manchester è fissato per il 9 dicembre...

L'OVAZIONE

Comunque, nel turno appena concluso, al City e allo United è venuto facile sommergere gli avversari sotto un'ondata di gol. Sabato Guardiola aveva battuto il Watford per 6-0, invece ieri Mourinho ha travolto l'Everton (4-0) sfruttando un tiro di assurda potenza di Valencia, i gol di Mkhitaryan e di Lukaku, oltre che il rigore di Martial. Un trionfo. C'è da annotare, però, che la domenica ha avuto un profumo speciale per Rooney, tornato all'Old Trafford da avversario dopo aver incantato i tifosi per 13 anni. Gli hanno dedicato un'ovazione commovente. Applausi...da applausi. Venendo al Chelsea, ospitava l'Arsenal nel derby di Stamford Bridge. Era una sfida che prometteva spettacolo. Eppure non l'ha sbloccata nessuno (0-0). I Blues hanno costruito occasioni affidandosi a Pedro, hanno rischiato di incassare i gol di Welbeck e di Lacazette, ma in coda a un pomeriggio altalenante hanno ringraziato la fortuna e l'imprecisione dei Gunners e il palo, che ha respinto un guizzo di di Ramsey. A condire la giornata blue, poi, ha provveduto l'espulsione di David Luiz, allontanato dall'arbitro Oliver per un'irragionevole entrata su Kolasinac. Allora Conte si è attardato a costruire una polemica banale. «Cinque rossi in otto partite? È strano...». Poi si è voltato. E lo ha tradito una smorfia. Dev'essersi accorto di non essere in Italia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino