WATT: «REYER, VIETATO SBAGLIARE»

WATT: «REYER, VIETATO SBAGLIARE»
L'INTERVISTANon è una maledizione, ma passare il primo turno di Final Eight dopo esser usciti sempre in tutte e sei le partecipazioni sta diventando un'ossessione. L'Umana Reyer...

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L'INTERVISTA
Non è una maledizione, ma passare il primo turno di Final Eight dopo esser usciti sempre in tutte e sei le partecipazioni sta diventando un'ossessione. L'Umana Reyer vuole sfatare il tabù Coppa Italia e, dopo aver sbattuto in passato su Pesaro, due volte Brindisi, Milano, Brescia e Torino, stavolta chiede strada alla Dinamo Sassari. Nella manifestazione che scatterà oggi al Mandela Forum di Firenze con i due quarti Varese-Cremona (18.00) e Milano-Virtus Bologna (21.00), gli orogranata esordiranno domani (ore 18.00 con diretta Raisport ed Eurosport 2) con un unico obiettivo: centrare finalmente la semifinale dove, sabato alle 20.45, il tabellone opporrebbe una fra Avellino e Brindisi. Poi un passo per volta, ma il passaggio del turno è il «minimo sindacale» chiesto a coach Walter De Raffaele proprio in Coppa Italia nel febbraio 2016 esordì da capo allenatore orogranata nel ko con Milano (88-59) in seguito all'esonero di Carlo Recalcati e ai suoi ragazzi (out Marco Giuri in regia, dubbio Austin Daye per una contrattura alla schiena).

«Sappiamo che in una partita secca i margini di errore sono bassissimi. Siamo contenti di partecipare, consapevoli di dover affrontare un impegno alla volta ma le sensazioni sono buone e siamo positivi» assicura Mitchell Watt, centro americano che già l'anno scorso è rimasto scottato uscendo subito contro Torino poi vincitrice della coppa. Con Trento è arrivata una brutta sconfitta. Primo tempo irriconoscibile, secondo di grande reazione e nuovo black out all'overtime.
Cosa avete imparato?
«Dei primi 20' ci portiamo dietro tanti insegnamenti, dei secondi 20' invece tante buone risposte. Dobbiamo lavorare sull'approccio alla partita e conservare la forza d'animo, la durezza mentale, la qualità viste nella ripresa che ci hanno permesso di impattarla ai regolamentari» il monito del numero 50, 12.9 punti e 4.9 rimbalzi di media, che porta ancora sul volto i segni della battaglia con un occhio nero causato da una gomitata di Toto Forray.
Sassari arriva dal cambio di allenatore avvenuto martedì: via Vincenzo Esposito e arrivo di Gianmarco Pozzecco. Per voi sarà un vantaggio o no?
«E' sempre difficile prevedere cosa succede nei giocatori quando c'è una scossa tecnica. Possono reagire emotivamente e voler dimostrare qualcosa. Ma a noi interessa il giusto, dobbiamo solo concentrarci su noi stessi per affrontare questa sfida con la massima mentalità e lo spirito giusto».
Sei eliminazioni al primo turno in altrettante partecipazioni. Sono un fardello psicologico?
«Non ci pensiamo, l'unico obiettivo è una gara alla volta. Anche se ne avessimo vinte dieci di fila non avrebbe mutato il nostro approccio. Non avvertiamo insofferenza nel non aver mai passato il primo turno».
C'è una favorita o in gara secca tutte partono alla pari?
«La scorsa edizione ha visto uscire al primo turno le prime tre in classifica (Milano, Venezia, Avellino ndr). In una gara a eliminazione diretta non ci sono favorite. Quindi occhi fissi sul nostro obiettivo: vincere la prima».
Un anno fa contro Torino fu il migliore segnando 19 punti. Cosa le ha insegnato quella partita?

«La Final Eight è una manifestazione in cui si respirano grande intensità, eccitazione. Ma è anche strana. Se ai playoff puoi permetterti di sbagliare una partita della serie e apportare degli aggiustamenti, qui non hai margini di errore. Sbagliare un solo quarto può costare l'eliminazione. E noi non vogliamo sbagliare. Per questo l'emotività è altissima, ma è anche bella da giocare perché in palio c'è un trofeo».
Giacomo Garbisa
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Il Gazzettino