Safilo, lavoratori in assemblea «Ancora nessuna convocazione»

Safilo, lavoratori in assemblea «Ancora nessuna convocazione»
IMPRESEMARTIGNACCO «Clima d'attesa, non si aspettano miracoli, ma auspicano qualche apertura da parte del Gruppo». Così...

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MARTIGNACCO «Clima d'attesa, non si aspettano miracoli, ma auspicano qualche apertura da parte del Gruppo».

Così Pasquale Lombardo, sindacalista Cisl che segue la crisi dello stabilimento Safilo di Martignacco, ha definito il modo di essere dei 235 lavoratori che ieri si sono ritrovati in assemblea, per avere un resoconto dettagliato e completo degli incontri che rappresentanza sindacali e istituzioni hanno avuto la scorsa settimana a Trieste, con la Regione, e a Roma, con il ministero per lo Sviluppo Economico.
Dopo che il ministro, il triestino M5S Stefano Patuanelli, ha chiesto al Gruppo fermo sulle sue posizioni, ovvero la chiusura dello stabilimento e la cassa integrazione di valutare con le parti sociali altre opzioni, in piena sintonia con la Regione che era rappresentata dall'assessore alle Attività produttive Sergio Bini, l'azienda ha diramato una nota a stretto giro facendo sapere che avrebbe convocato i sindacati nel corso di questa settimana. «Ancora non siamo stati interpellati», aggiorna Lombardo, che aspetta di ora in ora di poter alzare la cornetta per sapere il giorno e l'ora dell'appuntamento.
«Non lasceremo alcuna strada intentata al fine di addivenire a una risoluzione positiva per i lavoratori della Safilo di Martignacco», ha affermato sui tavoli istituzionali l'assessore Bini e il ministro Patuanelli ha detto che, dopo l'incontro azienda-parti sociali, «sarà possibile individuare tutti gli strumenti a disposizione di Ministero e Regione per sopportare il rilancio produttivo dell'azienda, puntando anche sugli investimenti in campo tecnologico e digitale».
In sostanza, lavoratori e sindacati chiedono l'attivazione di contratti di solidarietà, quindi la riduzione delle ore lavorate e non la chiusura dello stabilimento e l'attivazione della cassa integrazione straordinaria, al fine di conservare il valore del sito per possibili nuovi acquirenti.
«Una chiusura renderebbe molto più complicata la trattativa per l'acquisizione dello stabilimento da parte degli imprenditori interessati.

Infatti hanno sottolineato i lavoratori -, si passerebbe da una condizione chiavi in mano, pronti a partire nell'immediato, a una condizione sfavorevole ove si dovrebbe ripartire da zero con maggiori investimenti».
A.L.
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Il Gazzettino