Romeo: «Lavoro e cultura per dare l'atteso rilancio»

Romeo: «Lavoro e cultura per dare l'atteso rilancio»
È stata la prima a vincere delle primarie in città per la corsa a sindaco, ora proverà a diventare la prima donna a fare il sindaco del capoluogo. Nadia Romeo, che in Comune...

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È stata la prima a vincere delle primarie in città per la corsa a sindaco, ora proverà a diventare la prima donna a fare il sindaco del capoluogo. Nadia Romeo, che in Comune c'è da quasi tre lustri, spiega come sia nata la decisione di tentare il salto dopo essere stata consigliere e assessore.

«La candidatura è nata su sollecitazione di tanti cittadini e dalla consapevolezza amministrativa maturata. Era il momento di metterci la faccia per un nuovo inizio di Rovigo. Negli ultimi tre anni e mezzo la città è stata nel vuoto, dobbiamo ripartire da zero, ma vediamolo come elemento positivo per una Rovigo più bella, laboratorio del Veneto e visto il futuro delle Province, anche davvero capoluogo»
Nella coalizione c'è una lista, Viva Rovigo, espressione di Stefano Bellinazzi che era di Forza Italia e assessore con Piva. Alle primarie era stato fatto un accordo che escludeva alleanze con chi proveniva dall'ultima giunta e tale intesa ha fatto storcere il naso a qualche alleato. Non è una scelta poco coerente?
«Sono contenta di avere due partiti, Pd e Psi, e due civiche, perché il civismo da solo non basta, servono collegamenti politici per avere risorse. Bellinazzi si è staccato da Piva (venne allontanato dalla giunta, ndr) e dai partiti, contribuendo a far cadere quella giunta e creando un percorso nuovo. Non faccio accordi, invece, con chi è stato con Piva fino alla fine. Alle primarie avevamo detto di essere aperti al mondo moderato senza riferimenti e deluso a Piva. Avevo però proposto a tutto il centrosinistra, Sel compresa, di stare insieme: avremmo vinto al primo turno. Sel ha detto no»
Andasse al ballottaggio, nessun apparentamento?
«Per coerenza, secondo me no, ma deciderà la coalizione. Il programma non lo cambio: se uno vuole apparentarsi, deve accettarlo».
Quali sono le vostre priorità di azione?
«Tutto è mirato al rilancio della città, moderna e laboratorio, partendo dalla riqualificazione degli edifici del centro, portando in primis l'università alla caserma Silvestri. Darebbe subito una svolta in termini di vivacità ed economici. Oltre a ciò, la caserma darebbe sedi alle associazioni, un nuovo comando dei vigili e altro. In questi mesi, girando tra quartieri e frazioni, ho trovato un mondo associativo cresciuto, capace, professionale e con progetti. Coordinandolo con il Comune, si possono dare risposte su servizi, cultura e risorse. Puntiamo poi sulle novità, “Rovigoracconta” è un esempio, per essere attrattivi rispetto ad altre realtà. Sul teatro Sociale va rivista la gestione con la Fondazione cultura, il Lemming è tra i pochi teatri italiani contemporanei di alto livello. Cerchiamo così di creare eventi nuovi e caratterizzanti per uscire dalla marginalizzazione. C'è poi il lavoro e il Comune può aiutare chi lo crea, coordinando le forze economiche e imprenditoriali insieme alle banche. Va facilitato chi vuole aprire un'attività, snellendo la burocrazia e sgravandolo di oneri. A chi ha un'impresa, vanno dati incentivi se assume, pensando anche alla fascia di chi ha 40-50 anni, da riassorbire. Vogliamo creare uno sportello unico dove l'utente si rechi e ritirerà le autorizzazioni, senza girare per uffici, nonché un regolamento su tempi certi di risposta. In questo la macchina amministrativa andrà modernizzata: le capacità del personale ci sono, mettendole al posto giusto e ricreando un clima sereno come non c'è stato negli ultimi anni. Anche nel terzo settore serve formazione per l'accesso al lavoro. Guardo poi alla sicurezza: se fai vivere il centro e le frazioni, la città è più sicura, pur curando la videosorveglianza e l'illuminazione. La prima l'avviai con sindaco Merchiori, mentre Piva ha perso 400mila euro regionali».
Il bilancio soffre, come trovare soldi?
«Faremo l'Ufficio Europa, che dovrà seguire i finanziamenti comunitari. Se si parla di traffico o ciclabili, per esempio, i fondi ci sono. Ecco, sul traffico il Piano va rifatto, quello di Piva pensava solo al centro, senza ciclabili, pedonalità e trasporto».
Quale tipo di sviluppo, oltre a quanto detto, avete in mente?
«Una città di servizi, come dimostra il “tribunalone”. Avremo anche questura e carcere nuovi, mettiamo insieme un percorso di crescita. Rovigo deve fare una scelta rispetto alla città metropolitana Padova, Treviso e Venezia, per uscire dall'isolamento. Cciaa e Unindustria sono andate con Venezia, i sindacati con Padova, se andiamo con Verona restiamo staccati, dunque guardiamo a nord e meglio se il Polesine resta compatto. Vogliamo anche una Rovigo per i giovani, che fa cultura moderna e competitiva rispetto ad altre città, pur valorizzando il patrimonio storico e architettonico».
Torniamo al sociale, che ha varie emergenze.
«Il Comune da solo non può fare tutto, deve agire con le associazioni. Va fatto il salto dall'assistenzialismo al permettere serenità e dignità nelle persone, siano disabili o disoccupati: dare lavoro è una risposta. Sul problema casa, rivediamo il regolamento alloggi: abbiamo 150 case inutilizzate e dove basta piccola manutenzione, diamole alle persone che le sistemino e scomputiamo gli affitti. Ridiamo anche parte dell'Imu all'Ater, vista l'assenza della Regione. Infine, troviamo una formula di affitti con piccoli proprietari».
In poche battute: infrastrutture e società partecipate.

«Il passante nord non ha senso, meglio una rotatoria al ponte di Boara. Sulle società serve una riflessione per dare efficienza, efficacia e minor costo: se non lo fanno, hanno fallito la missione. Ci sono anche servizi che può gestire il Comune, spendendo meno».
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Il Gazzettino