PIEVE DI CADOREStorie che si trascinano oltre l'amore e arrivano nei tribunali. Per Matteo Brunotti, 32 anni, nuova tappa davanti al giudice di Belluno con l'accusa di falso in...
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Storie che si trascinano oltre l'amore e arrivano nei tribunali. Per Matteo Brunotti, 32 anni, nuova tappa davanti al giudice di Belluno con l'accusa di falso in atto pubblico. Secondo il pubblico ministero avrebbe chiesto il duplicato del certificato di proprietà dell'auto affermando falsamente che il mezzo era suo, quando invece sarebbe stato ceduto alla ex, C.F., ieri parte civile.
In realtà per la cessione dell'auto c'era solo una dichiarazione di intenti di vendita che però non venne mai perfezionata davanti al Pra da parte dell'acquirente, ovvero della ex. Quindi, Brunotti non poteva aver dichiarato il falso. Teoria accolta in pieno dal giudice Angela Feletto che ha assolto il giovane con la formula più ampia del fatto non sussiste. Sono cadute così le richieste risarcitorie da parte della donna il cui difensore aveva presentato un conto di 5mila euro, più le spese legali.
La storia nasce da un controllo della polizia che rileva la presenza di due tagliandi assicurativi del mezzo, intestati uno a lui e uno a lei. In ballo c'era un atto di compravendita che però la donna non avrebbe mai perfezionato. Qualche tempo dopo, si vede recapitare da Equitalia una serie di cartelle per il pagamento di alcune multe, ritenendola la legittima proprietaria del mezzo. Nel frattempo Brunotti denuncia di aver smarrito l'atto di proprietà e qui si innesta il reato di falso. La giovane, tuttavia, riesce a dimostrare che l'auto non è sua e viene sollevata dall'incombenza delle cartelle. Un punto in più a favore dell'imputato, per il quale il difensore (studio Paniz) aveva chiesto non solo la piena assoluzione ma anche l'estromissione della parte civile, rappresentata dall'avvocato Domenico Assirelli, mancando i presupposti per la costituzione.
Il processo si è quindi chiuso in modo tombale.
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Il Gazzettino