«Non si giudica un artista dal passato»

«Non si giudica un artista dal passato»
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Se lo chiedessimo a Mogol che cosa ne pensa di una «ipotesi di valutazione etica del repertorio» dei cantanti in gara a Sanremo? E se lo chiedessimo al presidente della Siae, che, per inciso, oltre all'autore dei successi di Battisti, e tanti altri, ha vinto per quattro volte (Al di là nel 61, Uno per tutte nel 63, Se piangi se ridi nel 65 e Se stiamo insieme nel 91) il Festival, piazzandosi al secondo posto (dopo Vito Pallavicini) come autore con il maggior numero di canzoni iscritte in gara (44)?

«Non conosco Junior Cally, non so chi sia, non ho ascoltato il pezzo con cui Amadeus l'ha voluto in gara, No grazie, tantomeno quello sotto accusa, Gioia, e mi fa rabbrividire il solo fatto che il titolo faccia rima con troia», premette Giulio Rapetti, prima di entrare nella questione: «Mi preoccupa sentir parlare di commissione etica per le canzoni. Un direttore artistico sceglie i cantanti in base ai brani che gli vengono proposti, tenendo in mente che cosa c'è alle spalle di ogni singolo artista, certo, ma senza commissioni speciali. Se ci sono frasi non potabili non ammette il pezzo, ma, certo, non lo esclude per quello che ha fatto, detto, addirittura cantato in passato l'aspirante concorrente. Sanremo dovrebbe essere il Festival della canzone, non del personaggio, o delle polemiche fine a se stesso, non dimentichiamolo».
Federico Vacalebre
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino