Music e le stanze di Zurigo

Music e le stanze di Zurigo
ARTEVi sono artisti che, pur esprimendo un'opera apparentemente leggibile, rivelano solo nello scorrere del tempo, anche dopo la scomparsa, i loro personali riferimenti...

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ARTE
Vi sono artisti che, pur esprimendo un'opera apparentemente leggibile, rivelano solo nello scorrere del tempo, anche dopo la scomparsa, i loro personali riferimenti immaginativi. Come avviene di vedere nella vicenda di Zoran Music' (Gorizia 1909 Venezia 2005) che, tanto per complicare le cose, viene considerato contemporaneamente sloveno di nascita, veneziano per formazione e francese per il lungo periodo trascorso a Parigi. È tra l'altro recente la scoperta di un nuovo gruppo dei terribili disegni della serie Non siamo gli ultimi, eseguiti dall'artista nel corso del suo internamento nel campo di sterminio di Dachau, ritrovati per caso nell'archivio di un museo a Trieste. Ed appare adesso davvero sorprendente la scoperta del gruppo di dipinti, dopo un lungo lavoro di distacco e restauro, provenienti da quella che viene ormai chiamata La stanza di Zurigo.

L'ARTE IN SVIZZERA
Si tratta infatti di opere realizzate nel 1949 direttamente sull'intonaco delle pareti e del soffitto, ma anche su tele di lino e juta poi incollate, nella casa delle ricche sorelle svizzere Charlotte e Nelly Dornacher. Opere mai viste prima che arricchiscono il già ricco repertorio iconografico di Music', si potrebbe dire letteralmente salvate dall'intervento del grande restauratore Paolo Cadorin, da sempre attivo in Svizzera, che dell'artista era peraltro cognato essendo il fratello della moglie Ida Barbarigo. La Stanza di Zurigo viene ora presentata a Palazzo Fortuny, in una mostra a cura di Daniela Ferretti, che resterà aperta fino al 23 luglio e che comprende anche l'apporto di una selezione di opere all'incirca contemporanee, realizzate cioè tra il 1947 e il 1953, provenienti da alcune importanti collezioni private e dalla stesso archivio dell'artista. Che, come è noto, dovrebbe trovare la definitiva collocazione, assieme alle opere del grande Guido Cadorin e di Ida Barbarigo, proprio a Palazzo Fortuny. Se si pensa che Music' ha dipinto questa stanza a Zurigo pochi anni dopo la sua tremenda esperienza a Dachau, appaiono davvero suggestivi i riferimenti iconografici dei quali l'artista si alimenta per uscire mentalmente dall'orrore. Ecco allora affiorare dalla sua memoria, immagini per certi versi salvifiche, come qualche motivo dalmata, alcuni famosi cavallini, e certe visioni di Venezia, quale quella di San Giorgio Maggiore con davanti i bragozzi. Altre opere provenienti dall'archivio contribuiscono naturalmente ad arricchire la mostra documentando uno straordinario momento creativo di Zoran Music' che in quegli anni tra il 1947 e il 1953 non aveva ancora deciso di far conoscere i drammatici disegni di Dachau, che verranno esposti per la prima volta solo nel 1970. A parte le molte vedute di Venezia un particolare rilievo assumono in questa mostra alcune opere che appaiono quasi una sorta di messaggio-dedica all'osservatore. Ad esempio il suo intenso autoritratto o l'immagine iconica del 1950 della moglie Ida.

Enzo Di Martino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino