«Le sirene attivate mezz'ora dopo» Decisivo il tam tam della comunità

«Le sirene attivate mezz'ora dopo» Decisivo il tam tam della comunità
TRA LA GENTEMARGHERA «L'allarme delle sirene è stato tardivo». A denunciarlo è Andrea Cadoni, titolare dell'omonima azienda di trasporti e magazzinaggio in via della Fisica, a...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
TRA LA GENTE
MARGHERA «L'allarme delle sirene è stato tardivo». A denunciarlo è Andrea Cadoni, titolare dell'omonima azienda di trasporti e magazzinaggio in via della Fisica, a Marghera. «Ho visto il fumo - racconta - le fiamme erano alte cento metri, e sentivamo il calore fin qui, a mezzo chilometro di distanza. Ma devo dire che non mi sono spaventato, in un posto del genere può capitare, però le sirene hanno suonato mezz'ora dopo il fumo, quando invece le prove sono frequenti e precise. E poi ci hanno messo troppo ad arrivare, la metà della struttura inizialmente non interessata dall'incendio forse poteva essere salvata. Adesso sembra una zona di guerra. Ad ogni modo siamo stati fortunati, la nuvola procedeva verso il porto». Nella direzione della Doge International, ditta di spedizioni di Michele Zanatta: «Ho sentito la sirena - dice - quella specifica dell'allarme chimico, così ho guardato fuori dalla finestra, e ho visto il fumo. Noi ci siamo chiusi dentro, ma tanti colleghi volevano scappare via, cosa che alla fine non hanno fatto, e sono rimasti tutti. Qui non è arrivato l'odore di cui molti parlano, chissà, magari la pioggia ha ripulito l'aria, anche se tenderei ad ipotizzare che invece ci abbia fatto cadere in testa l'acetone, che però ho sentito essere poco tossico. Che dire, tutti i poli industriali sono potenzialmente delle bombe, basta guardare Napoli qualche settimana fa. Certo, fosse esploso l'idrogeno della Sapio, che si trova lì di fianco, oppure qualche impianto di fosgene, sarebbe stato devastante, nemmeno ce ne saremmo accorti di essere finiti al Creatore. E poi in un momento come questo ha generato comprensibilmente un po' di tensione, e di altri pensieri adesso ne faremmo volentieri a meno».

Riccardo Chinellato, libero professionista in ambito digitale, era invece a casa, nel centro di Marghera, assieme alla compagna. «Abbiamo visto la colonna di fumo, e abbiamo subito immaginato ad un incendio in zona industriale. Inizialmente non ci ho fatto troppo caso, difficilmente mi agito per queste cose, qui siamo abituati, poi però, oltre alle foto, ha cominciato a girare qualcosa di piuttosto fastidioso, che ci ha colpito gli occhi e la gola. Comunque gli incidenti capitano, ci sta, ma le fabbriche devono proseguire la loro attività, che significa posti di lavoro. Anzi, ho trovato questo episodio più reale del coronavirus, anche perché è stata la prima volta in cui ho percepito l'utilità della mascherina!».

Anche Francesco Mulzer, che lavora in una vetreria di Murano, risiede nel centro di Marghera. Poco dopo l'esplosione, neanche a farlo apposta, si trovava in segreteria Filctem Cgil di via Ca' Marcello, in qualità di rappresentante sindacale. «Non sapevano ancora nulla, li ho avvisati io dopo aver ricevuto un messaggio. Poi è iniziata a circolare la voce che, oltre all'acetone, ci fosse anche diossina. Purtroppo sappiamo che il rischio è costante, ma si tratta di un male necessario senza il quale non si va avanti. La ricchezza di un Paese la fanno le industrie, non si può vivere solo di turismo, e la pandemia lo ha dimostrato. Naturalmente bisogna anche migliorare gli standard di sicurezza di vecchie strutture inadatte a questo tempo. Serve un piano di modernizzazione per tutto il polo. La nube fa paura, sì, ma non possiamo abbandonare le famiglie mantenute da quei posti di lavoro».Per don Maurizio, parroco della chiesa di San Pio X, quello di ieri è stato il primo incidente chimico vissuto di persona, anche se in quel momento era impegnato nella celebrazione di un funerale. «Quasi non me ne sono reso conto, il fumo l'ho visto al termine del rito. Però devo dire che c'è stato un bel passaparola tra la comunità del territorio, e siamo riusciti ad adottare la necessaria prudenza. Il mio pensiero è rivolto agli operai coinvolti. Mentre in generale sostengo che la presenza delle industrie di questo tipo influisce molto sulla vita delle persone. Dobbiamo sensibilizzare le autorità per iniziare pian piano a trovare quelle soluzioni in grado di risolvere il problema, affrontandolo seriamente, perché questa volta è andata bene, ma se si aspetta troppo, prima o poi potrebbe capitare la vera tragedia».
Luca Bagnoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino