LA POLEMICA TREVISO «Il Parco del Sile non serve a niente. Allo stato attuale

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LA POLEMICATREVISO «Il Parco del Sile non serve a niente. Allo stato attuale sarebbe meglio cancellarlo. Ogni Comune ha già il proprio piano ambientale, che viene applicato di...

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LA POLEMICA
TREVISO «Il Parco del Sile non serve a niente. Allo stato attuale sarebbe meglio cancellarlo. Ogni Comune ha già il proprio piano ambientale, che viene applicato di volta in volta. Alla luce di questo, il Parco è sostanzialmente inutile». A dirlo non è un cittadino che si è beccato una multa ed è inviperito con l'ente chiamato a gestire il territorio protetto. No, la presa di posizione è di quelle destinate a far clamore perché arriva dal dominus del Sile, Fulvio Pettenà, leghista della prima ora, storico presidente dello stesso Parco e per vent'anni presidente del consiglio della Provincia, dove è partito assieme a Luca Zaia. Molti si aspettano che l'imminente avvio della nuova governance dell'ente, con 21 consiglieri al posto di 40, con la partecipazione diretta degli 11 sindaci dei comuni rivieraschi, possa dare nuova linfa al Parco. Per Pettenà, però, non sarà così. Lui è convinto che nemmeno con la riforma regionale si andrà lontani.

I DUBBI
«Per i cittadini non cambierà nulla. Lo dico a chi si lamenta dei ritardi relativi alle varie pratiche edilizie: le cose sono destinate a rimanere così, meglio non farsi illusioni mette in chiaro la riforma regionale non è sbagliata. Ma lo stesso schema non può essere applicato in modo indifferenziato in tutti i Parchi del Veneto. Quello del Sile è un parco produttivo, che comprende case, fabbriche, aeroporto e così via. Servono regole che tengano in considerazione questa caratteristica. L'ente, poi, non ha fondi: non dispone di risorse proprie. Di conseguenza non può fare quasi nulla. Il nuovo presidente sarà un martire che verrà criticato da tutti senza poter intervenire per sistemare le cose e quindi senza la possibilità di dare risposte. Alla fine sarà un facile bersaglio». Una professione da capro espiatorio, verrebbe da dire, come quella di Benjamin Malaussène, il personaggio creato dalla penna dello scrittore Daniel Pennac. Certo, il Parco potrà sempre cercare di intercettare finanziamenti europei. Come il recente programma Siliffe, che ha consentito di investire 3 milioni di euro per salvaguardare l'area protetta. «Ma cose del genere richiedono un periodo di gestazione di dieci anni», sottolinea Pettenà, lasciando intendere che non si può pensare di percorrere solo questa strada.
I PROBLEMI

Le difficoltà sono state confermate nei giorni scorsi da Mauro Giovanni Viti. L'attuale commissario del Parco ha detto che servirebbe una task force per ripulire il fiume di risorgiva, che in alcuni punti tra Vedelago, Morgano, Quinto e Treviso, ma non solo, è letteralmente sommerso dai rifiuti. «Però non ci sono i soldi per farlo ha evidenziato non ringrazieremo mai a sufficienza i volontari che si danno da fare per pulire il Sile». I soldi a disposizione del Parco oggi bastano solo per pagare le spese di mantenimento: bollette, stipendi e poco più. Lo stesso Pettenà a suo tempo aveva provato a creare una sorta di cassa comune tra i vari municipi da dove attingere per sistemare i percorsi in mezzo alla natura, come le passerelle dei Burci, o per sfalciare l'erba. Ma il progetto non ha avuto seguito. «Ci sono stati solo tanti bei discorsi conclude con amarezza alla fine vince lo scaricabarile tra i vari enti coinvolti. E la nuova governance non cambierà le cose».
Mauro Favaro
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Il Gazzettino