La direttrice: «Scelta inopportuna, contraria alla normativa europea»

La direttrice: «Scelta inopportuna, contraria alla normativa europea»
«Le informazioni chieste non sono essenziali e necessarie e quindi contravvengono alla normativa sulla riservatezza dei dati sensibili». Augusta Celada, direttore generale...

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«Le informazioni chieste non sono essenziali e necessarie e quindi contravvengono alla normativa sulla riservatezza dei dati sensibili». Augusta Celada, direttore generale dell'ufficio scolastico regionale del Veneto, bolla di irregolarità i moduli diffusi alle famiglie dalla scuola primaria Guglielmo Marconi della frazione Tombelle di Vigonovo (Venezia), guidata dal preside Carlo Marzolo, in cui si chiede se l'alunno abbia etnia sinti, rom, nomade o caminanti.

Direttore, chi redige questi moduli?
«Premetto che sono venuta a conoscenza del caso dalla stampa, non ho quindi ricevuto alcuna comunicazione dalla scuola interessata. Comunque le iscrizioni a scuola avvengono on-line e i moduli sono uguali per tutti. Poi le singole scuole producono moduli propri in cui chiedono alcune informazioni aggiuntive».
E queste informazioni non possono riguardare l'etnia?
«Assolutamente no, contravviene alla normativa europea. In genere chiedono la firma dei genitori per la consegna dei libretti personali, oppure i nominativi di chi andrà a prendere lo studente all'uscita dalla scuola. Possono anche chiedere se l'alunno seguirà la lezione di religione o se è disabile, solo al fine di predisporre la cattedra di religione e l'insegnante di sostegno».
Quindi il modulo incriminato lo fa redatto la scuola?
«Sì. Non so chi abbia avuto questa idea non corretta, ma presuppongo che dietro ci possa essere un impiegato che non conosce la normativa».
Le risultano altri casi analoghi?
«Non ne sono a conoscenza, ma considerato il rilievo mediatico avuto dalla scuola in questione, se ci fossero altri episodi qualcuno si sarebbe già fatto avanti».
Cosa può succedere ora?
«La vicenda non ha rilievo dal punto di vista disciplinare. Se il dirigente scolastico ci contatta noi daremo tutto il supporto amministrativo di cui necessita, ma non è nostro compito intervenire in questo caso. Se la cosa dovesse avere un ulteriore sviluppo compete al garante sulla privacy, non a noi».
Perché, secondo lei, hanno redatto questo modulo?
«Siamo convinti che la scuola l'abbia fatto non per discriminare ma nel senso dell'inclusione. Ritengo che lo scopo sia quello di poter provvedere ad una forma di sostegno per questi studenti, ma è un atto inopportuno».
Quindi cosa deve fare un dirigente scolastico per aiutare questi alunni?
«I dati richiesti, ripeto, devono essere necessari e essenziali. Quindi l'alunno va iscritto e basta. Se poi parla bene oppure male l'italiano, se garantirà una frequenza regolare oppure irregolare alle lezione riguarda la didattica».
Quindi?
«Quindi in questa fase si accetta l'iscrizione e queste informazioni legate all'etnia non devono essere contenute in un atto amministrativo. Le cose si affrontano poi, a iscrizione avvenuta, in ambito didattico. I bisogni educativi degli studenti si affrontano in classe con strumenti di natura pedagogica, non con atti amministrativi».

Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino