Aumenta anche a Pordenone la presenza di donne coperte dal niqab, il velo che riveste integralmente il corpo di chi lo indossa e che del volto lascia scoperti solo gli occhi. La...
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Da qui la richiesta che si lavori per una politica fondata su «patti di residenza» tra la comunità ospite e quella ospitante, il che implica la collaborazione tra gruppi di stranieri che qui risiedono e le autorità locali, siano esse politiche, giudiziarie o della sicurezza.
L'appello del parlamentare non è nuovo. Nelle scorse settimane aveva invitato gli islamici che risiedono in provincia a esporsi con una condanna ufficiale del terrorismo internazionale dello Stato Islamico (Isis). Questa volta però l'invito ad esprimersi è ancora più forte: «Deve essere pubblico, perché riguarda tutti i pordenonesi; razionale perché deve essere senza isterismi; politico perché deve essere ben chiara la distinzione dalla questione religiosa. Vivere in Italia implica che si devono condividere i principi di una democrazia liberale, questo è il patto di residenza: rispettare le regole dello Stato e con l'impegno di ciascuno dei suoi membri facilitare l'azione delle autorità».
Questioni a cui dovrà rispondere una comunità sempre più divisa, al cui interno si sta consumando uno scontro «politico» confermato dalla destituzione di Ahmed Erraji dalla sua funzione di presidente dell'Associazione che gestisce il Centro islamico.
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Il Gazzettino