IL SIT-IN ABANO TERME Continuare a lavorare per non vedere presto distrutta la

IL SIT-IN ABANO TERME Continuare a lavorare per non vedere presto distrutta la
IL SIT-INABANO TERME Continuare a lavorare per non vedere presto distrutta la loro vita e quella dei propri figli. É il drammatico appello lanciato ieri sera dagli aderenti al...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL SIT-IN
ABANO TERME Continuare a lavorare per non vedere presto distrutta la loro vita e quella dei propri figli. É il drammatico appello lanciato ieri sera dagli aderenti al Comitato 18:01, associazione costituitasi nei giorni scorsi e che riunisce baristi, ristoratori, titolari di palestre e altri negozianti dell'area termale. Tutti determinati a chiedere misure alternative alla chiusura anticipata o totale delle loro attività decisa nell'ultimo Dpcm, emanato dal governo per contrastare la seconda ondata del Covid-19.

LE RICHIESTE
«Chiediamo ai politici di non criminalizzare il mondo delle palestre, delle piscine, della ristorazione e tutte le altre imprese commerciali che si trovano in un momento di gravissima crisi ha esordito al microfono, di fronte a oltre duecento persone che si sono date appuntamento nell'isola pedonale di Abano, di fronte all'ex hotel Orologio, Giacomo Rampin, uno dei componenti del gruppo - Si chiede ai bar e ai ristoranti di abbassare le serrande alle 6 di sera, ma i pullman e i treni sono pieni di gente come e più di prima». Dopo l'introduzione di Rampin, interrotta da applausi, sull'improvvisato palco di quello che fu per decenni il simbolo del turismo termale di Abano, hanno preso la parola alcuni esponenti delle categorie maggiormente penalizzate dall'ultimo decreto. «Da otto mesi mi trovo in enormi difficoltà ha dichiarato Mirko Fattore, titolare del bar del centro ricreativo comunale di via Donati e gestore dell'annesso teatro - Quindici giorni fa ho sanificato per la terza volta il teatro polivalente per dare sicurezza al pubblico. Abbiamo distanziato le poltroncine. Ci hanno chiesto di fare tutto il possibile per tranquillizzare la gente. E ora ci chiudono di nuovo. Nel bar del circolo ho avuto un crollo di presenze: molti clienti sono persone anziane e sono terrorizzate. Vivo ad Abano da venticinque anni. Qualche giorno fa ho pensato di lasciar perdere ma poi ci ho ripensato. Io non mollo».
Ha quindi preso la parola il titolare della palestra Sagittarius di Montegrotto: «Sono arrivato all'età di sessant'anni per sentirmi dire dallo Stato che la mia attività non è considerata indispensabile. Il nostro comparto sta soffrendo moltissimo. Eppure siamo completamente in regola». L'immobiliarista Elisabetta Beggio: «Anche il nostro settore è in pesantissima crisi. I giovani non possono progettare la loro vita. Come possono crearsi una famiglia e acquistare una casa? C'è molta incertezza per quanto riguarda i mutui. Mio marito lavora con la ristorazione e il settore alberghiero. E vi dico che i locali pubblici sono i presidi della sicurezza delle nostre città. Quando piomberanno lentamente nel buio totale diverranno terra di conquista di spacciatori e malfattori che si approprieranno delle nostre piazze. Dobbiamo pensare al futuro dei nostri figli e salvaguardarlo. Purtroppo - ha concluso in Italia c'è ancora un diffuso sentimento di diffidenza verso gli imprenditori privati e le partite Iva che molti credono abbiano i materassi imbottiti di soldi».
L'AMAREZZA

É stata poi la volta di Stefania, 30 anni, titolare del bar-tabacchi del quartiere San Lorenzo: «Lo abbiamo rilevato cinque anni fa e a febbraio abbiamo ristrutturato il locale. Dopo quindici giorni è scoppiata l'emergenza Covid e siamo finiti agli arresti domiciliari. Siamo stati terrorizzati psicologicamente da una sfilza di decreti confusi. Chi ha chiuso la propria attività non ha potuto contare su altra fonte di reddito che l'elemosina dei 600 euro che non sono nemmeno arrivati a tutte le partite Iva». La manifestazione si è comunque svolta nella massima tranquillità, sotto il discreto controllo delle forze dell'ordine, con tutti i presenti che indossavano la mascherina, sebbene la ristretta area della piazzetta di fronte all'ex hotel Orologio non abbia sempre garantito un distanziamento ottimale.
Eugenio Garzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino