IL NODO PORDENONE A Fontanafredda non vedranno giocare il Pordenone, a meno che

IL NODO PORDENONE A Fontanafredda non vedranno giocare il Pordenone, a meno che
IL NODOPORDENONE A Fontanafredda non vedranno giocare il Pordenone, a meno che - e non se lo augura nessuno - non si assista a una rapida retrocessione in Serie C dopo un solo...

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IL NODO
PORDENONE A Fontanafredda non vedranno giocare il Pordenone, a meno che - e non se lo augura nessuno - non si assista a una rapida retrocessione in Serie C dopo un solo anno di paradiso. A Udine i ramarri saranno ospitati per almeno una stagione, ma non può trattarsi di una soluzione definitiva. Immaginare una transumanza di cuori neroverdi ogni 15 giorni per anni e anni verso il capoluogo del Friuli storico non è realistico. Si rischierebbe di depauperare il patrimonio costruito con il sudore in tutti questi anni. A Pordenone serve una soluzione interna, cioè una di quelle mosse simili alla nascita della Zanussi: un colpo di scena in grado di cambiare la storia del territorio. Il nuovo stadio dovrà essere prima di tutto questo: un'operazione per salvare il tesoro accumulato con la promozione in Serie B. E nei prossimi giorni per arrivare all'obiettivo sarà convocato un tavolo con tre commensali: la Regione, il Comune e la società sportiva.

PASSI AVANTI
Alessandro Ciriani, sindaco di Pordenone, lo ha detto ieri mattina: «Ora avvieremo un progetto in grado di camminare con le sue gambe. Non sappiamo ancora se il nuovo stadio sarà realizzato utilizzando la formula del project financing (la finanza di progetto che coinvolge i privati ma non taglia fuori il pubblico) oppure in un altro modo, ma siamo a conoscenza di un percorso, che porta dritto al futuro». Ecco poi un dettaglio fondamentale: il nuovo stadio del Pordenone, come anticipato ancora diversi mesi fa, non nascerà in Comina, ma a margine della zona industriale di Vallenoncello. Per i profani, non lontano dalla vecchia Seleco e dalla costola professional dell'Electrolux. «L'area in questione - conferma Ciriani - è privata ma è la più accreditata per ospitare l'impianto che un giorno permetterà al Pordenone di tornare in città. Ora attendiamo gli investitori privati». Già, è sempre questo il punto. Ci sono gli industriali disposti a realizzare un nuovo stadio in tempi brevi? La promozione del Pordenone sta muovendo le coscienze, ma ancora non i capitali buoni per le operazioni immobiliari. Il nome di Cimolai, punta di diamante dell'impresa pordenonese, è circolato nei giorni scorsi. Ma l'entusiasmo dev'essere necessariamente raffreddato: non c'è alcuna trattativa tra il colosso internazionale e il club neroverde. E anche il presidente del Pordenone, Mauro Lovisa, preferisce sgombrare il campo dalle illazioni e fare chiarezza: «Con Cimolai non c'è un dialogo: l'azienda non è interessata al mondo dello sport e noi non siamo interessati a loro». Fine della storia, non senza una punta di piccante che rende il futuro tra le due realtà non proprio una strada spianata. In realtà anche i capitali per il nuovo stadio dovrebbero arrivare dal Veneto.
IL MODELLO

«Il nuovo stadio - ha fatto sapere sempre il sindaco Ciriani - dovrà garantire al Comune un ritorno. L'amministrazione, dialogando anche con la Regione è disposta a fare la sua parte, ma si dovrà trattare di una cittadella dello sport polivalente, non solo di un impianto per il calcio. Abbiamo tante società sportive che da tempo chiedono spazi, e allo stesso tempo non possiamo contare su impianti in grado di accontentarle tutte. Ecco perché il nuovo stadio del Pordenone dovrà comprendere palestre e altri spazi polivalenti, in modo da consentirci di liberare posto nei nostri impianti che ormai sono al collasso». Come dire, do ut des, e nessuno fa niente per niente.
M.A.
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Il Gazzettino