IL LOCALEPADOVA Il Gasoline, uno dei locali storici e più amati del quartiere Arcella, si rimette in gioco e torna ad aprire al pubblico dopo le aspre polemiche e il polverone...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PADOVA Il Gasoline, uno dei locali storici e più amati del quartiere Arcella, si rimette in gioco e torna ad aprire al pubblico dopo le aspre polemiche e il polverone seguiti alla prima serata di fine lockdown. Una scelta arrivata grazie al calore dimostrato dai clienti affezionati, ma anche dall'apertura al dialogo da parte di palazzo Moroni che ha spinto il titolare Massimiliano Max Marostica a rivedere la ferrea decisione di abbassare (parzialmente) la serranda.
Il Gasoline affaire si è consumato nel giro di una burrascosa settimana. Lunedì 18 aprile i locali hanno riattivato il servizio in loco e migliaia di giovani e meno giovani vi si sono riversati in tutta la città. La sera in centro storico qualcuno ha dato il peggio di sé, immortalandosi in comitiva senza mascherine né distanze di sicurezza. Il tutto è finito sui social e la stessa fine ha fatto una foto scattata al Gasoline nel tardo pomeriggio.
La scena era ben diversa, ma la valanga di commenti ha travolto anche il locale di via Fornace Morandi. Così è arrivato l'ammonimento del questore e, due giorni dopo, l'amara scelta del titolare: «Così non si può lavorare, chiudo». Per una settimana sono rimasti attivi solo asporto e consegna a domicilio, ma martedì mattina Marostica ha di nuovo sorpreso tutti. «Ho incontrato l'amministrazione comunale che ci è venuta incontro dandoci la possibilità di allestire dieci tavoli esterni in sicurezza. Si uniscono ai venti interni e possiamo avere un massimo di 60 clienti commenta Massimiliano - Ai loro chiediamo rispetto e la risposta è buona, non abbiamo mai puntato il dito contro di loro. Divertirsi dopo mesi di segregazione è un diritto. Noi dobbiamo però poter lavorare serenamente, senza essere sorveglianti né sorvegliati. Se queste condizioni mancheranno, torneremo a chiudere».
Qualche preoccupazione arriva anche dal vicino parco Morandi, teatro delle lamentele di diversi residenti poiché meta serale e notturna di frotte di persone. Nell'area verde Marostica gestisce il chiosco, ma i clienti sono la minima parte dei frequentatori. «Da noi vengono molte persone, ma qualcuno lamenta la presenza anche di estranei al bar che si accampano. Noi alle 21.30 ci impegniamo a chiudere le nostre pertinenze, ma ci auguriamo che la situazione venga vigilata e non ci costringa ad altre manovre drastiche».
Serena De Salvador
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino