IL FENOMENO TREVISO Non è caporalato vero e proprio, ma vi si avvicina in

IL FENOMENO TREVISO Non è caporalato vero e proprio, ma vi si avvicina in
IL FENOMENOTREVISO Non è caporalato vero e proprio, ma vi si avvicina in maniera inquietante: ad occuparsi della raccolta dell'uva e di ortaggi e frutta per conto dell'azienda...

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IL FENOMENO
TREVISO Non è caporalato vero e proprio, ma vi si avvicina in maniera inquietante: ad occuparsi della raccolta dell'uva e di ortaggi e frutta per conto dell'azienda agricola coltivatrice, anche nella Marca, sono sempre più spesso cooperative esterne più o meno fittizie. I cui lavoratori, in gran parte stranieri, a volte reclutati direttamente nei centri per richiedenti asilo, operano in condizioni non lecite.

LA DENUNCIA
Dietro lo schermo di un'apparente regolarità formale, secondo la Flai Cgil Treviso, il sindacato del settore agricolo e agroindustriale, si celano di frequente condizioni tutt'altro che corrette: contratti di lavoro non rispettati o del tutto inesistenti, un monte ore indicato in busta paga di gran lunga inferiore a quelle effettivamente lavorate, retribuzioni ridotte rispetto ai 9 euro e mezzo lordi all'ora di media previsti, addetti inquadrati come soci lavoratori al solo fine di godere delle corrispettive agevolazioni. Fino a casi di salario versato via bonifico, perché tutto figuri tracciabile, salvo l'imposizione di restituirne in contanti una buona parte o a situazioni molto prossime allo sfruttamento. Il tutto dietro la minaccia di lasciare a casa il malcapitato, trattandosi in maggioranza di rapporti a tempo determinato (4mila gli operai agricoli con questi contratti). Dallo scorso settembre, il sindacato ha presentato una decina di segnalazioni all'Ispettorato del lavoro, alla Prefettura e ad altre autorità competenti.
PREOCCUPAZIONE
«Il fenomeno purtroppo è in aumento, anche se con dinamiche diverse rispetto a quelle a cui siamo ormai abituati in certe aree del Sud Italia sottolinea la segretaria provinciale Sara Pasqualin i segnali, però, non mancano, con lavoratori ingaggiati anche dai centri di accoglienza, con contratti effimeri e retribuzioni ben al di sotto dei minimi. Non a caso osserviamo sempre più addetti che un tempo erano assunti direttamente dalle aziende agricole, magari come stagionali, mentre oggi fanno capo a queste cooperative». Tra le aree più interessate sono le colline di Conegliano e Valdobbiadene, recentemente entrate nel patrimonio dell'umanità dell'Unesco. Accusa però respinta da Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Docg: «Non ho elementi per confermare fenomeni di caporalato fra le vigne del Prosecco Docg, se esistono sono eccezioni». Compresa anche tutta la fascia, fino all'Opitergino e a Ponte di Piave. Per rilanciare l'attenzione sul tema e, soprattutto, ribadire l'esigenza di una sinergia tra tutti i soggetti coinvolti istituzioni e organizzazioni di categoria -, la Flai ha promosso ieri un dibattito sulla legge 199 (quella che, appunto, stabilisce come reato lo sfruttamento del lavoro), mettendo attorno al tavolo rappresentanti di Ispettorato del lavoro, Inps, Ente bilaterale dell'agricoltura, Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, oltre naturalmente della Cgil stessa e dell suo Ufficio vertenze. Nell'occasione, è stato anche presentato il progetto Nave Network antitratta veneto.
LE INDAGINI

«È difficile risalire a chi ci sia realmente dietro a molte di queste coop, però il sospetto è che possa esserci anche la criminalità organizzata», rimarca Pasqualin. Per questo il sindacato chiama alla responsabilità le imprese nell'affidare lavorazioni e sollecita l'adesione alla Rete di qualità (programma nazionale che certifica la regolarità aziendale: attualmente, nella Marca, sono iscritte 14 imprese agricole su circa 14mila totali in provincia) Se il focus del convegno era centrato sull'agricoltura, il problema è trasversale a molti settori, sottolinea il segretario generale della Cgil trevigina Mirco Visentin: «Ci preoccupa la mancanza di impegno politico nel mettere gli organismi di controllo nelle condizioni di svolgere il proprio ruolo. Come ci hanno confermato i responsabili, in Veneto, a fronte di alcune centinaia di migliaia di aziende, ci sono 64 ispettori: significa che la probabilità di ricevere una verifica è pari allo 0,048 per cento».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino