IL CASO UDINE Gli avvocati degli agricoltori coinvolti nell'inchiesta della Procura

IL CASO UDINE Gli avvocati degli agricoltori coinvolti nell'inchiesta della Procura
IL CASOUDINE Gli avvocati degli agricoltori coinvolti nell'inchiesta della Procura di Udine sulla moria di api prendano davvero in considerazione la soluzione processuale della...

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IL CASO
UDINE Gli avvocati degli agricoltori coinvolti nell'inchiesta della Procura di Udine sulla moria di api prendano davvero in considerazione la soluzione processuale della «messa alla prova con misure formative». Se ciò non accadesse, ma vi fossero agricoltori interessati a procedere in questa direzione «sappiano che non saranno soli, perché le nostre associazioni metteranno a disposizione, a titolo gratuito, avvocati di parte terza per assisterli in tutto il percorso».

L'APPELLO
Sono l'appello e la proposta lanciata ieri a Udine da Legambiente e Wwf Friuli Venezia Giulia, attraverso i loro presidenti: Sandro Cargnelutti per Legambiente e Alessandro Giadrossi per Wwf. L'obiettivo, hanno spiegato, è di cogliere l'opportunità scaturita da una procedura che ha indagato oltre 400 persone: «mettere in atto un cambio di passo», nell'approccio sostenibile all'ambiente, «con il coinvolgimento di tutti gli attori in campo: Regione, Ersa, associazioni di categoria dei coltivatori e associazioni ambientaliste». L'istituto giuridico della messa alla prova, ha precisato il presidente del Wwf nonché avvocato Giadrossi, «non costituisce in alcun modo un'assunzione di responsabilità da parte degli indagati riguardo ai fatti che sono loro contestati e consente agli stessi di estinguere il procedimento penale a loro carico», se il programma è positivamente concluso, e «di estinguere i costi connessi. Inoltre, non pregiudica futuri contributi della Pac».
L'iniziativa delle associazioni ambientaliste si pone nel solco della proposta avanzata da uno dei tanti agricoltori indagati che, rispetto alla scelta fatta dai più di procedere per la via processuale tradizionale anche alzando i toni del confronto con il sistema giudiziario, ha avanzato la richiesta di procedere con l'istituto della messa alla prova con misure formative, che la Procura ha accolto. Si tratta di un percorso da definirsi da parte dell'Ufficio di esecuzione penale e che avrà a oggetto della formazione, naturalmente, la materia agricola.
LA FORMAZIONE

La formazione dovrebbe essere erogata dall'Ersa, comunque le associazioni ambientaliste si dicono pronte a collaborare con l'Agenzia regionale per lo sviluppo rurale Fvg o, in parallelo, a svolgere un'azione ampia di sensibilizzazione e informazione coinvolgendo associazioni di categoria, operatori e cittadini, al fine di ampliare lo sforzo collettivo per un'agricoltura innovativa. Oggi, hanno sostenuto Cargnelutti e Giadrossi, nei reati di tipo ambientale che coinvolgono un numero consistente di persone, tanto da diventare «un fenomeno delittuoso», le formule di giustizia riconciliatoria e riparatoria sono sempre più perlustrate, viceversa «l'unico effetto è l'innalzamento del livello di scontro». La messa alla prova «può diventare sul piano extragiudiziale una sorta di messa alla prova collettiva' hanno affermato Cargnelutti e Giadrossi che coinvolga la Regione nell'adozione di politiche agricole, l'Ersa di predisposizione di linee guida, di formazione e supporto agli agricoltori, le associazioni degli agricoltori e le associazioni ambientaliste in un dialogo costruttivo su questo tema». L'inchiesta friulana sulla moria d'api, nata dal presunto utilizzo improprio del fitofarmaco Merusol con cui sono conciate le sementi del mais, evidenzia «la necessità di un cambio di passo nella modalità di produzione agricola, che nel tempo ha privilegiato la diffusione di pesticidi», hanno proseguito i due ambientalisti e ora si tratta di individuare le vie «per accelerare la transizione. Per altro hanno sostenuto molti cittadini hanno già scelto». Per Legambiente e Wwf Fvg la disponibilità offerta agli agricoltori di assumersi l'onere di assisterli se procederanno con l'iter giudiziario alternativo «è una prima volta, anche a livello italiano», ha concluso Cargnelutti, dimostrazione tangibile di un atteggiamento non pregiudizialmente «contro» gli agricoltori, «ultimo anello della catena», ma a favore «di tecniche agricole alternative e integrate».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino