Grande Guerra uno scrigno di memorie

Grande Guerra uno scrigno di memorie
IL PROGETTOPer sfuggire alla morte certa per mano degli austriaci che avrebbero di lì a poco assaltato la trincea in cui si trovava, si nascose sotto ai corpi dei commilitoni...

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IL PROGETTO
Per sfuggire alla morte certa per mano degli austriaci che avrebbero di lì a poco assaltato la trincea in cui si trovava, si nascose sotto ai corpi dei commilitoni morti. E così si salvò. Un altro militare, ferito, venne invece portato in ospedale e qui si innamorò perdutamente dell'infermiera che, a distanza di anni e dopo essersi sposato, continuava a sognare e a chiamare di notte, facendo ingelosire la moglie. E poi la storia di un giovane anarchico napoletano che alla fine decise di partire per il fronte, finendo per essere coinvolto nella ritirata di Caporetto. E ancora il soldato Antonio Betto che, per tutto il tempo che trascorse al fronte, non ricevette mai una lettera dai suoi cari, per poi vedersi recapitare tutta la corrispondenza a fine guerra.

I DISCENDENTI
Figli, nipoti e pronipoti ricordano e condividono, più di cent'anni dopo, aneddoti e storie che i loro avi, combattenti della Grande Guerra e Cavalieri di Vittorio Veneto, hanno tramandato oralmente. Spaccati di vita al fronte, momenti rimasti indelebili nelle loro menti, segnati da morte, ma non solo. Un patrimonio vastissimo che entra ufficialmente a far parte del Museo della Battaglia di Vittorio Veneto che, dal 2017, ospita al suo interno anche il Memoriale dei Cavalieri di Vittorio Veneto, cioè un milione e 152mila nomi di insigniti del cavalierato istituito nel 1968, fra loro anche un migliaio di donne, la gran parte portatrici carniche che consegnavano le munizioni ai soldati in montagna.
L'IDEA
L'idea di raccogliere e poi mettere in rete questi ricordi che il tempo rischia di cancellare è venuta al vittoriese Franco Giuseppe Gobbato, referente del Memoriale. A mettere in pratica, e a lanciare a fine gennaio il Progetto memorie, è il Comune di Vittorio Veneto titolare del museo. «Invitiamo i discendenti dei combattenti a raccontarci in un video ciò che ricordano del nonno, del bisnonno o del prozio. L'obiettivo è condividere quanto nelle famiglie ancora sopravvive di quella tragica esperienza che fu la Prima Guerra Mondiale» l'invito dell'assessore alla cultura Antonella Uliana. «Progetto memorie aggiunge Gobbato nasce dalla volontà di capire cosa è rimasto all'interno delle famiglie dei ricordi dei propri padri, nonni o bisnonni che combatterono la Grande Guerra. Un patrimonio, soprattutto per gli aspetti umani che emergono da questi racconti, di cui fare tesoro e da preservare nel tempo».
E il primo video recapitato al museo è quello di Alessio: racconta la storia del bisnonno Pietro Raccanelli, soldato della Grande Guerra, classe 1884. «In famiglia racconta Alessio è rimasto il ricordo di un episodio che ha segnato per tutta la vita il mio bisnonno: durante la consegna di un ordine in una trincea di prima linea, venne coinvolto in un attacco. Per giorni, con i commilitoni, cercò di sopravvivere senza però poter bere. Concluso l'attacco, raccontava che per dissetarsi fu costretto a spostare la testa di un caduto da una pozzanghera. Giunto al campo base, prese in mano il primo contenitore che trovò contenente dei liquidi e, nonostante le grida dei presenti a desistere e a bere con moderazione, trangugiò tutto di un fiato. Fortuna volle che fosse caffè, dunque liquido bollito, e non acqua inquinata salvandosi da spasmi e morte. Da quel giorno fino alla sua morte, quando andava a dormire non mancava mai di portare con sé un bicchiere di acqua che metteva sul comodino».
I RICORDI
Sempre da Vittorio Veneto è arrivato il video-ricordo di Silvia Arneri dedicato al nonno Cesare Molinari, pavese classe 1895, che da combattente sul fronte del Carso meritò una medaglia d'argento al valor militare. Silvia dà voce ai ricordi leggendo il tema Intervista al nonno sulla Prima Guerra Mondiale che realizzò il 3 novembre 1968 ai tempi della scuola elementare. «Una sera il nostro comandante venne a chiedere un volontario per un compito rischioso, cioè prendere delle mitragliatrici in campo austriaco. E io mi offrii il racconto del nonno alla nipotina -. Quando venne buio, iniziammo la nostra missione». «Ma non avevi paura nonno?» chiedeva Silvia. «Non so, non ci pensavo. Passammo sotto il filo spinato, trovammo le mitragliatrici ed altre armi che trascinammo nel nostro campo. Mi sembrò di aver fatto solo il mio dovere».

Il canale YouTube del Museo della Battaglia La linea della memoria si arricchisce di ora in ora di questi racconti. Oltre ai video, sono arrivati numerosi ricordi scritti. «In pochi giorni testimonia Gobbato ci sono già arrivati decine e decine di racconti da tutta Italia e anche dall'Argentina. Alcuni sono molto sintetici, direi alla Ungaretti, ma testimoniano che ancora nelle nostre famiglie ci sono ricordi vivi di nonni e bisnonni che combatterono la Grande Guerra». Chi volesse contribuire al Progetto memorie lo può fare scrivendo o inviando il proprio video-racconto a memoriale@museobattaglia.it e maggiori informazioni si possono trovare sul sito www.museobattaglia.it.
Claudia Borsoi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino