Gianfranco Viesti Si parla pochissimo dell'università italiana. In parte è comprensibile: per la prevalenza delle notizie...
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Si parla pochissimo dell'università italiana. In parte è comprensibile: per la prevalenza delle notizie sull'emergenza sanitaria; per l'importanza molto maggiore che hanno altri ambiti della vita collettiva: la scuola, i trasporti pubblici. In parte è però patologico: è conseguenza di un lungo periodo di sottovalutazione del ruolo dell'istruzione superiore per il futuro del Paese.
Eppure, anche in questo periodo così preoccupante, qualche buona notizia viene proprio dal fronte degli atenei. Le università italiane sono riuscite ad operare una conversione rapida alla didattica a distanza. Certo molto più semplice che nella scuola. Ma anche con risultati sorprendentemente positivi: ne dà conto un recente rapporto dell'Università di Torino, di Francesco Ramella e Michele Rostan.
In attesa dei dati ufficiali, vengono poi dalle diverse sedi e da dichiarazioni del ministro dell'Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, notizie circa un forte aumento delle immatricolazioni per l'anno 2020-21. Una tendenza non scontata; probabilmente legata alla pandemia, che può aver suggerito di orientarsi agli studi viste le difficoltà sul mercato del lavoro; collegate forse proprio alla didattica a distanza, anche se è del tutto incerto che cosa avverrà nei prossimi mesi ed anni. Ma anche collegate, e questo è un punto fondamentale, a scelte politiche.
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Il Gazzettino