Frontiere, oggi la lista nera della Ue ma la chiusura agli Usa ha un prezzo alto

Frontiere, oggi la lista nera della Ue ma la chiusura agli Usa ha un prezzo alto
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LO SCENARIO
BRUXELLES Si saprà solo oggi a mezzogiorno a quanti stati l'Unione europea aprirà le frontiere esterne dalla mezzanotte. Questo perché la presidenza di turno della Ue (retta dalla Croazia) ha lanciato la procedura scritta il cui termine scade, appunto, alle 12. A quanto risulta, non ci sarebbero cambiamenti rispetto alla lista iniziale di 14 stati non Ue di cui si discute da giorni e sulla quale occorrerà trovare il sostegno di una maggioranza qualificata. Cioè di almeno 15 stati a favore, a patto che rappresentino oltre il 65% della popolazione della Ue. Non fanno parte della lista gli Stati Uniti (il paese più colpito al mondo dalla pandemia del Covid-19 con 125.709 morti e 2,53 milioni di contagi) così come Russia, India, Brasile, Turchia, Israele. Il numero dei contagi è al di sopra delle soglie di sicurezza stabilite.

IL CASO CINA
Ai 14 si aggiunge la Cina con una condizione: che ci sia reciprocità nell'apertura delle frontiere. I 14 stati non Ue i cui cittadini sono autorizzati a entrare nell'Unione europea sono: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Tailandia, Tunisia e Uruguay.
A quanto risulta a Bruxelles la posizione italiana non era ancora nota. In ogni caso, una fonte Ue segnala che se la presidenza croata dell'Unione non fosse certa del risultato, non avrebbe lanciato la procedura di decisione. Belgio, Austria e Portogallo si asterrebbero (equivale a un voto contrario). Polonia e Spagna avevano espresso più di un dubbio.
Da un lato escludere qualcuno può avere effetti diplomatici o politici, dall'altro lato implica conseguenze economiche a partire dai flussi turistici. Che debba esserci una posizione comune a livello della Ue è evidente: in caso contrario si frastaglierebbe il quadro di riferimento e difficilmente potrebbero essere evitati i controlli alle frontiere interne all'area Schengen.
L'elenco non sarà statico: ogni due settimane sarà sottoposto a revisione. E se la situazione dovesse deteriorarsi in uno dei paesi che fanno parte della lista, la Ue può decidere di correre ai ripari immediatamente, indipendentemente da questa scadenza. Tre i criteri sui quali si fonda la lista. Il primo è eminentemente epidemiologico: possono farne parte i paesi che negli ultimi 14 giorni hanno registrato un numero di contagiati da coronavirus ogni centomila abitanti uguale o inferiore alla media dell'Unione europea. Il secondo principio è che i contagi calino. Il terzo principio riguarda una valutazione anche di tipo qualitativo che si riferisce al modo in cui il paese in questione ha gestito complessivamente la crisi sanitaria. Tra gli aspetti da considerare anche l'affidabilità dei dati nazionali sui contagi.
Il voto sulla raccomandazione europea non è comunque vincolante perché ogni stato è competente in materia di frontiere nazionali (anche quelle che per la Ue sono esterne). Tuttavia c'è accordo sulla necessità di coordinare le decisioni per rispettare la libertà di circolazione nello spazio Schengen nel quale le restrizioni sono state via via allentate. Se non si vuole disarticolare lo spazio europeo non c'è alternativa a un accordo e a una gestione corale della riapertura.
INTERESSI ECONOMICI

Evidente l'incrocio di interessi economici: ogni paese, infatti, ha delle filiere privilegiate di arrivi turistici per cui ognuno ha teso a difendere la propria. In Francia ogni anno arrivano 5 milioni di americani. In Italia la Coldiretti ha indicato che lo stop ai turisti Usa comporterebbe una perdita di 1,8 miliardi di euro. Il Portogallo è preoccupato per la chiusura al Brasile, la Spagna agli altri paesi latinoamericani Il segretario di stato Mike Pompeo ha dichiarato l'altro giorno di sperare in una soluzione positiva per i cittadini americani «nelle prossime settimane» aggiungendo che «è importante che gli europei possano tornare negli Stati Uniti». Gli ingressi negli States dalla maggior parte dell'Europa sono bloccati dal 13 marzo.
Antonio Pollio Salimbeni
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Il Gazzettino