FREGONA Il due aprile ha segnato la fine della torchiatura di un vino che rappresenta

FREGONA Il due aprile ha segnato la fine della torchiatura di un vino che rappresenta
FREGONAIl due aprile ha segnato la fine della torchiatura di un vino che rappresenta una delle punte di diamante del territorio, il Torchiato di Fregona Docg. È il prodotto di...

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FREGONA
Il due aprile ha segnato la fine della torchiatura di un vino che rappresenta una delle punte di diamante del territorio, il Torchiato di Fregona Docg. È il prodotto di tre uve: Glera, Verdiso e Boschera che si coltivano nel territorio di Fregona e tra le colline di Sarmede e Cappella Maggiore. La produzione si spalma su quindici ettari. Fino al 2012, anno della costituzione della Cantina Produttori Fregona, la produzione di questo nettare degli dei era lasciata ai singoli. Oggi, grazie ai contributi della Regione, della Provincia e del Comune di Fregona, ai quali si sono uniti i sette soci Francesco Tomasi, Egidio De Zan, Mariano Pizzol, Michele Da Fre, Claudio Dell'Antonia, Emanuele Uliana e Alessandro Salatin, il Torchiato di Fregona Piera Dolza sta vivendo una nuova stagione di riscoperta e di rivalutazione su tutto il territorio nazionale

«Il Covid purtroppo ha fermato le vendite ai ristoranti e a tutto l'indotto legato alla gastronomia e ci ha penalizzati lasciando spazio solo alle vendite online - dice Salatin, presidente della cantina - Siamo pronti a ripartire quando tutto tornerà alla normalità, e ci auguriamo che il Torchiato di Fregona torni ad essere ricercato come lo è dal 1500, anno in cui abbiamo i primi riscontri della produzione». È il microclima di queste colline che favorisce la maturazione ideale delle uve, grazie alle correnti ascensionali che salendo verso il Cansiglio riescono a togliere l'umidità.
Grappolo per grappolo, cogliendo solo quelli giunti a giusta maturazione, l'uva viene accuratamente selezionata sulla pianta e adagiata con delicatezza in un unico strato in cassette o graticci per il successivo processo di appassimento, che dura minimo 180 giorni. Poi l'uva viene diraspata e quindi torchiata per tre volte. La terza torchiatura produce poche gocce che piano a piano formano questo vino. La proceduradev'essere seguita con estremo rigore, nel rispetto del territorio e del vino, senza interventi chimici esterni, sfruttando le stagioni e l'esperienza del produttore.
Per tradizione, il 2 agosto (la festa dei omi) tutti i produttori si trovavano nel borgo di Col di Osigo per confrontarsi, attorno allo storico torchio, simbolo e custode di una tradizione centenaria. Un vino che i nostri veci tenevano in camera da letto, tanto prezioso era considerato, per farlo bere agli amici nelle occasioni più importanti della vita, come battesimi, cresime, matrimoni.

Pio Dal Cin
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Il Gazzettino