Felt, l'Fbi e il Watergate thriller senza suspense

Felt, l'Fbi e il Watergate thriller senza suspense
Difficile districarsi tra le stanze del potere o nelle zone oscure di Washington senza ripensare a Tutti gli uomini del presidente di Pakula, alla serie House of cards di Fincher...

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Difficile districarsi tra le stanze del potere o nelle zone oscure di Washington senza ripensare a Tutti gli uomini del presidente di Pakula, alla serie House of cards di Fincher o al recente The Post di Spielberg. Anche The Silent man dello scrittore-giornalista-sceneggiatore-regista Peter Landsman si incunea in quella storia di segreti e bugie che portano allo scandalo Watergate, seguendo però lo sguardo del vicedirettore Fbi Mark Felt, ossia Gola Profonda, l'informatore che con le sue rivelazioni trascinò Nixon alle dimissioni. Da reporter investigativo, Landsman costruisce un thriller senza suspense che abbonda di dialoghi e manca d'azione (a differenza dei colleghi), dove tutto ruota attorno al volto impassibile di Liam Neeson alla prese con una pericolosissima partita a scacchi fatta di silenzi, informazioni nascoste, lavori sporchi e duetti ambigui con avversari, collaboratori, familiari. Il film, però, non decolla mai, nè emerge il vero volto di Felt, di cui affiora soprattutto la carica istituzionale. Rimane soltanto il grande tema delle democrazie moderne: quando è lecito esigere mani libere nel nome della sicurezza? E quanto sono malleabili i servizi in mano al potere?

Chiara Pavan
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Il Gazzettino