Erano i giorni di «Milano non si ferma» Si indaga sulle pressioni degli industriali

Erano i giorni di «Milano non si ferma» Si indaga sulle pressioni degli industriali
L'INCHIESTAMILANO Un limbo di decisioni mancate, responsabilità eluse, rimpalli di competenze. E una certezza che arriva dai numeri: Codogno viene sigillata il 23 febbraio, ma il...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'INCHIESTA
MILANO Un limbo di decisioni mancate, responsabilità eluse, rimpalli di competenze. E una certezza che arriva dai numeri: Codogno viene sigillata il 23 febbraio, ma il Covid ha campo libero nel resto della Regione tanto che il 5 marzo il 72% dei casi si concentra nelle province di Bergamo, Lodi e Cremona. La Procura di Bergamo ha aperto un inchiesta per epidemia e omicidio colposi, con tre filoni: la mancata zona rossa a Nembro e Alzano, le responsabilità dei decessi all'ospedale Fernaroli chiuso e riaperto in tre ore il 23 febbraio dopo i primi due casi di Covid, i morti nelle Rsa.

DOCUMENTI ACQUISITI
L'istituzione della zona rossa - un intreccio di decisioni politiche, amministrative e di interessi economici - è la questione più complicata, tant'è che i pm hanno sentito come persone informate sui fatti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i ministri della Salute e dell'Interno Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l'assessore al Welfare Giulio Gallera. I magistrati dovranno stabilire se la scelta di non blindare l'area sia stata politica oppure si sia trattato di un atto amministrativo, con eventuali omissioni e colpe. Ma c'è un'ulteriore premessa, ed è ciò su cui lavorano gli esperti in statistica nominati consulenti dalla Procura: isolare Alzano e Nembro avrebbe evitato la strage di contagi? Secondo l'avvocato Benedetto Bonomo, che ha depositato il primo esposto, «il problema non è l'istituzione della zona rossa ai primi di marzo, ma perché non sia stata creata il 23 febbraio insieme a Codogno. I numeri dei malati erano gli stessi eppure non è stato fatto niente. Chi aveva i dati? Chi li ha letti?». La decisione poteva essere presa da governo, regione o comune, «chi sapeva o non sapeva? E se si è trattato di scelte politiche, sono state prese a sensazione o con cognizione di causa?». I magistrati hanno acquisito tutti i documenti della Regione e del Comitato tecnico scientifico, che sulla questione si è riunito anche il 7 marzo, con le seguenti decisioni: «Il Comitato propone di rivedere la distinzione tra cosiddette zone rosse e zone gialle - si legge nel verbale - Viene pertanto condiviso di definire due livelli di misure di contenimento da applicarsi: l'uno nei territori in cui si è osservata maggiore diffusione del virus; l'altro sull'intero territorio nazionale». E tra i primi c'è tutta la Lombardia. Ma i magistrati intendono fare chiarezza anche su un altro aspetto, ovvero le presunte pressioni sia sul governo regionale sia su quello centrale per non chiudere Alzano e Nembro. La bassa Val Seriana è nota come la valle dell'oro, è un'area fortemente industrializzata e il lockdown avrebbe bloccato un distretto con 376 aziende per complessivi 850 milioni di euro all'anno di fatturato e 3.700 dipendenti. Alcune imprese hanno fino a 800 addetti, le principali sono Cartiere Pigna, oltre a fabbriche di automotive come Persico Group, che realizza anche gli scafi di Luna Rossa, e Polini motori, leader mondiale nella progettazione e produzione di parti speciali per scooter.
IL FRONTE INDUSTRIALE

I pm hanno ascoltato il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, per capire se davvero il mondo industriale abbia cercato di condizionare la politica per salvare le imprese. Bonometti, in un confronto pubblico con il governatore Fontana, puntava alla chiusura delle aziende su base volontaria, che poi si è in gran parte realizzata. Spiegando poi: «Non si potevano fare zone rosse. Non si poteva fermare la produzione. Noi eravamo contrari a fare una chiusura tout court così senza senso. Codogno è un paesino, non fa testo. Però ora non farei il processo alle intenzioni, bisogna salvare il salvabile, altrimenti saremo morti prima e saremo morti dopo».
C.Gu.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino