Cucina fai-da-te: acquisti record di uova e carne

Cucina fai-da-te: acquisti record di uova e carne
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AGROALIMENTARE
PADOVA Il settore agroalimentare comincia a vedere la luce. Le difficoltà ci sono state dall'inizio della pandemia ma per alcune tipologie di prodotti l'impatto è stato positivo. Secondo il report dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare (Ismea) sulla situazione padovana, nel marzo 2020 la spesa per i consumi domestici è cresciuta del 20 per cento, anche perché con i ristoranti chiusi e il lockdown i padovani sono stati costretti a ingegnarsi in cucina.

Ma a un dato positivo si affiancano numeri non egualmente promettenti: dopo un anno dal termine del primo lockdown si è registrato un meno 10% nel settore della macellazione dei bovini, meno 30% nel settore del florvivaismo e addirittuta meno 90 per cento negli agriturismi. Ma il settore comincia a riprendersi.
«Con il trascorrere delle settimane la ritrovata fiducia nella capacità del sistema agroalimentare di garantire gli approvvigionamenti quotidiani, ha progressivamente attenuato il tasso di crescita degli acquisti spiega Maurizio Antonini, direttore di Cia Padova (nella foto sotto) In ogni caso la risposta dei consumatori, pure nei mercati agricoli e nelle vendite dirette nelle aziende, rimane tuttora molto buona».
Cresce il consumo di uova (più 42% rispetto all'anno precedente) e il comparto carni (più 9,8% rispetto al 2019) proprio a fronte del fatto che i padovani hanno mangiato di più a casa. «Gli incrementi, infatti, si sono concentrati nei periodi in cui i canali della ristorazione hanno subìto le maggiori restrizioni fa notare Antonini È cresciuta la spesa per i prodotti lattiero caseari registrando un più 8,3%. Il segmento degli ortaggi ha mostrato una crescita dei consumi del 9% e durante il lockdown le vendite sono aumentate del 22%. La situazione si è normalizzata nei mesi estivi, per poi tornare a crescere nella fase finale dell'anno. Al contrario, l'anno scorso il mercato globale del vino ha risentito del blocco della ristorazione, si stima un meno 10% del fatturato, considerando anche un ribasso generalizzato dei prezzi internazionali».
Se da una parte si può tirare un sospiro di sollievo dall'altra resta una questione aperta. «In cima all'agenda rimane la questione dell'equo reddito a favore degli agricoltori aggiunge Antonini Prezzi alti al consumo non significa maggiori ricavi per chi lavora la terra. Spesso vi sono dei rincari lungo la filiera, a svantaggio sia dei produttori che degli stessi consumatori. A chi assicura l'approvvigionamento di cibi sani, controllati e di qualità, va garantita la giusta redditività».

Silvia Moranduzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino