Caccia agli anticorpi, Vo' risponde all'appello

Caccia agli anticorpi, Vo' risponde all'appello
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LA RICERCA
VO' «Grazie per aver aderito al test». «Grazie a voi per quello che state facendo». La signora allarga un sorriso sotto la mascherina, guardando con gratitudine il giovane medico che sta per prelevarle un campione di sangue. È seduta nella sala consiliare di Vo', convertita in ambulatorio ieri e oggi per il quarto screening sugli abitanti della prima zona rossa del Veneto: prelievo venoso e tampone. L'invito, che negli altri casi era stato esteso a tutti i 3.300 abitanti, stavolta è rivolto soltanto alle 160 persone risultate positive al test sierologico di inizio maggio. Con i tamponi molecolari si erano scoperti 89 positivi, mentre il test sierologico aveva scovato l'altra metà dei contagiati, molti dei quali avevano contratto il virus in tempi non sospetti. La convocazione è arrivata dall'équipe del professor Andrea Crisanti, il microbiologo dell'Università di Padova che ha reso il cluster di Vo' un caso di studio di interesse internazionale. L'obiettivo stavolta è valutare il titolo anticorpale nei guariti, a sei mesi dal contagio. Gli anticorpi ci sono ancora? E sono in grado di neutralizzare il virus? Le risposte arriveranno dalla ricerca.

L'ADESIONE
Vo' non si è tirato indietro, dando prova ancora una volta di grande responsabilità e senso civico. «Vo' c'è afferma il sindaco Giuliano Martini, che ha offerto di tasca sua il pranzo ai medici volontari Ci siamo per l'università, per la Regione e per la comunità scientifica che sta lavorando per rendere inoffensivo il virus, anche grazie al nostro apporto». Il Comune ha accolto con favore l'iniziativa di Crisanti, mettendo a disposizione la propria sede visto che l'atrio della scuola elementare, che aveva ospitato in precedenza tamponi e prelievi, ora è occupato dagli alunni.
L'adesione alla prima giornata di screening è stata pressoché totale. Alle 9 i primi convocati si presentano in Municipio. Del test, gestito dall'Università di Padova si occupano una decina di giovani medici. I volontari della Protezione civile sorvegliano l'ingresso. La macchina è ben collaudata. Per evitare assembramenti gli appuntamenti sono stati scaglionati per fasce orarie: 5 persone ogni mezz'ora, fino al tardo pomeriggio. Sotto al porticato alcuni medici bardati di tutto punto sono pronti a fare il tampone molecolare nelle due postazioni allestite ma questa sarà l'ultima tappa. Lo screening inizia infatti al primo piano con la registrazione allo sportello di solito adibito a segreteria e protocollo. Poi si prosegue verso la sala consiliare riallestita a punto prelievi, con due postazioni. I cittadini si rialzano con un cerotto al braccio e gli occhi sorridenti sopra la mascherina, fieri di contribuire alla lotta contro il Covid. Dal più giovane, un bambino di appena 4 anni, al più anziano che di candeline ne ha già spente oltre 80. Finito il prelievo è la volta dell'intervista, in una delle tre postazioni, tra cui l'ufficio del sindaco. Il questionario serve a capire se negli ultimi sei mesi i guariti hanno manifestato sintomi riconducibili al Covid-19, se sono stati a contatto con positivi e quali comportamenti hanno adottato. In corridoio e nelle stanze l'umore è alto e le battute tra medici e vadensi non mancano, così come i ringraziamenti. «Queste persone le abbiamo conosciute sui database e adesso ai dati associamo anche un volto», dice il dottor Gioele Castelli.
LA FINALITÁ

A spiegare l'importanza di questa nuova ricerca è invece il professor Enrico Lavezzo, docente di microbiologia nel dipartimento di Medicina molecolare dell'Università di Padova diretto dal professor Crisanti. «L'obiettivo è capire se nei positivi della primavera gli anticorpi persistono e se continuano a garantire l'immunizzazione. Si tratta di indicazioni che potranno essere molto utili anche per la somministrazione dei vaccini». Fra qualche mese l'équipe dovrebbe essere in grado di condividere con la comunità scientifica anche i risultati dello studio che sta indagando l'eventuale correlazione tra il profilo genetico e l'esposizione al virus. Dalle prime indiscrezioni sembra che il ceppo di Vo' non sia lo stesso di Codogno. Completato il percorso al primo piano, non resta che ridiscendere le scale e sottoporsi al tampone molecolare. «È il quinto che faccio», esclama con fierezza Antonio Carlo Esposito, 10 anni. L'esito è sempre stato negativo eppure il ragazzino presenta gli anticorpi, segno che ha contratto e sconfitto il virus. «È l'eroe di famiglia», dice la mamma. Luca Bellon, 47 anni, si vanta di non aver mai preso neanche un raffreddore negli ultimi quindici anni, ma la risposta immunitaria parla chiaro. Chi invece è stato colpito in modo pesante è Massimo Zanchetta, 56 anni: l'ultimo ricoverato, dimesso dal Covid hospital dopo 20 giorni di terapia sub intensiva. «Ho cercato di dimenticare tutto confessa e adesso spero che gli anticorpi durino a lungo».
Maria Elena Pattaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino