Zona arancione in Fvg, parte il procedimento di revisione. Ma bisognerà aspettare altre due settimane. Intanto è allarme ricoveri

La task force anti-Covid
PORDENONE E UDINE - Da domani inizia un altro capitolo: la Regione, infatti, a una settimana dall’ordinanza del ministro della Salute che ha sancito il passaggio del Fvg...

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PORDENONE E UDINE - Da domani inizia un altro capitolo: la Regione, infatti, a una settimana dall’ordinanza del ministro della Salute che ha sancito il passaggio del Fvg dalla zona gialla a quella arancione, avvierà il procedimento di revisione. La conferma arriva dai massimi vertici politici regionali. Cosa significa? È un dossier, fatto di numeri e statistiche, che dovrà essere consegnato nelle mani del ministero della Salute. Da quel momento, ci vorranno due settimane per verificare l’effettivo miglioramento dei due parametri contestati: l’incidenza dei positivi sulle persone testate per la prima volta e la capacità di tracciamento. Inoltre, alle 16 di oggi, le Regioni avranno un vertice con il governo per discutere i parametri che portano alle varie colorazioni. E proprio per quanto riguarda il secondo parametro, ieri c’è stato un passo avanti importante. 


LA FIRMA
È stato infatti siglato l’accordo con i medici di base per l’esecuzione dei tamponi e soprattutto la presa in carico dei pazienti asintomatici e paucisintomatici. Un impegno, quello dei professionisti, che contribuirà a rafforzare proprio le capacità di diagnosi e tracciamento. «Il fenomeno si presenta con caratteristiche diverse rispetto alla prima ondata. Ha innanzitutto una dimensione molto più ampia - ha sottolineato il vicepresidente Riccardi -. Una delle curve del Coronavirus riguarda infatti le persone che sono in isolamento che hanno raggiunto il numero di 10mila. È evidente che avere la medicina generale in campo alleggerisce di molto le attività dei Dipartimenti di prevenzione». L’obiettivo primario resta l’identificazione rapida dei focolai e l’isolamento dei casi. Inoltre, per proseguire lo sforzo volto a contenere la diffusione dell’epidemia, si vogliono individuare le misure necessarie a mantenere le strutture sanitarie - comprese quelle ambulatoriali - “Covid free”. L’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi, operata di concerto e in collaborazione con i Dipartimenti di prevenzione, sarà erogata nel rispetto delle indicazioni di sicurezza e di tutela degli operatori e dei pazienti, definite dagli organi di sanità pubblica. La fornitura dei tamponi è assicurata ai medici dal Commissario per l’emergenza unitamente ai necessari dispositivi di protezione individuale come le mascherine, le visiere e i camici. Sulla base delle autorizzazioni delle competenti autorità sanitarie, i test saranno effettuati negli studi personali dei medici di medicina generale, presso strutture fisse o mobili rese disponibili, in accordo con il Distretto di riferimento, dai Comuni e dalla Protezione civile e nelle sedi messe a disposizione dalle Aziende sanitarie. I tamponi saranno eseguiti anche in modalità di erogazione “drive-in”, secondo un criterio di prossimità al bacino di utenza e al domicilio del paziente, in caso di disponibilità da parte del singolo medico di medicina generale, tenendo conto dell’attività già prevista dalle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca).
LE CRITICITÀ

Migliorare il tracciamento è l’obiettivo primario, ma a preoccupare è ora un altro indicatore. E quello dei ricoveri in area non critica, che ieri ha iniziato ad avvicinarsi pericolosamente alla prima soglia, quella del 40 per cento dei posti totali. Il Fvg ha 1.277 letti in totale e ieri ne risultavano occupati 470, cioè il 36,8 per cento. Quanto alle Terapie intensive, la soglia è fissata al 30 per cento dei posti e in regione si è arrivati al 28 per cento. Va precisato, però, che ci sono regioni (come ad esempio il Lazio) che sforano sistematicamente le due soglie e che comunque sono ancora in zona gialla, con ristoranti e bar aperti sino alle 18. «Collaborare - ha detto Fedriga - non vuol dire imporre e poi comunicare».

 

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Il Gazzettino