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L'ultima segnalazione arrivata al Gazzettino riguarda l'Ulss 3 Serenissima. Per un doppio intervento alle cataratte, a gennaio un pensionato di Mestre si è sentito proporre dal Cup due anni di attesa attraverso il Servizio sanitario regionale, ma un mese in libera professione intramoenia, cioè a pagamento all'interno dell'ospedale. Del resto le prestazioni di Oculistica, insieme a quelle di Ortopedia e Radiologia, sono quelle che soffrono maggiormente i tempi di erogazione, secondo le rilevazioni della Regione.
I CASI
Le proteste sono all'attenzione del governatore Luca Zaia, la cui pagina Facebook viene spesso utilizzata come casella postale dei reclami, provenienti dalle varie province. Per esempio da Treviso: «Sono in lista d'attesa da sei mesi per una pancolonscopia, con l'impegnativa non c'è posto, privatamente sì». Oppure da Padova: «Per una visita dermatologica per una bambina nata prematura 45 giorni! Con priorità breve quindi 10 giorni! Alla fine mi sono rivolta in una struttura privata». O, ancora, da Belluno: «Io con priorità 30 giorni a Feltre, ho chiamato il 15 ottobre, sono stata richiamata 2 settimane fa per visita a fine febbraio». E via di questo passo, una serie di casi su cui la Regione e le Ulss fanno presente che occorrerebbe un'analisi puntuale, per verificare l'appropriatezza della prescrizione, il confronto tra la data della richiesta e la scadenza della priorità, la corrispondenza tra la classe indicata e l'appuntamento proposto.
IL RISPETTO
In via generale, ieri l'assessore Manuela Lanzarin ha riconosciuto che il problema interessa soprattutto le prestazioni differite (D) e programmabili (P): «Per l'urgenza (U) e la breve attesa (B), sono tendenzialmente garantiti i tempi indicati, cioè rispettivamente le 24 ore e i 10 giorni.
I DECRETI E I RAO
Il punto a Palazzo Balbi sulle liste d'attesa è così stato l'occasione per fare chiarezza anche sulle regole che disciplinano la materia. Innanzi tutto è stato puntualizzato che occorre prestare attenzione alle date. «Non c'è scadenza della prescrizione ha evidenziato l'assessore Lanzarin ma della priorità. Se sull'impegnativa del medico di base è indicata la classe D, per cui la prestazione va erogata entro 30 giorni, dopo un mese la prescrizione è ancora valida, ma la priorità no». Traduzione: se il paziente si attarda a contattare il Cup per prendere l'appuntamento, non potrà lamentarsi per l'attesa. Inoltre è stata ridimensionata la valenza del decreto legislativo 124, risalente ancora al 1998, mirato a garantire ai cittadini italiani tempi certi nell'erogazione delle visite specialistiche (30 giorni) e degli esami diagnostici (60): secondo quella legge, qualora i tempi di attesa siano superiori, il paziente puo esigere che la prestazione sia fornita privatamente, ma senza costi aggiuntivi rispetto al ticket. «Quella norma è rimasta sulla carta, perché mancano i decreti attuativi», ha però rimarcato Claudio Pilerci, direttore regionale della Programmazione sanitaria. Lanzarin e Pilerci hanno infine liquidato così le polemiche sui Raggruppamenti di attesa omogenei (Rao), cioè sulle tabelle che suggeriscono le priorità ai prescrittori, appena adottate dal Veneto dopo che questo già succedeva nel resto d'Italia: «Come abbiamo già risposto al Garante della privacy, non esiste nessun algoritmo. I medici di medicina generale sono liberi di scegliere se seguire o no quelle indicazioni».
Il Gazzettino