«Musica all’aperto, la Siae a Venezia ha tariffe doppie»

«Musica all’aperto, la Siae a Venezia ha tariffe doppie»
VENEZIA - Chitarra, basso, batteria e voce. Quattro talenti che, messi insieme in un campo all’aperto, dalle 19 alle 20.30, il tempo di fare quindici canzoni, sono costati...

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VENEZIA - Chitarra, basso, batteria e voce. Quattro talenti che, messi insieme in un campo all’aperto, dalle 19 alle 20.30, il tempo di fare quindici canzoni, sono costati 310 euro di Siae. E questo, parola della band, a fronte di una tariffa che in terraferma vale 160 euro: più o meno la metà.

È questo il conto che l’associazione “25 aprile” si è sentita chiedere dalla Siae per aver organizzato un concerto aperto al pubblico, davanti a circa duecento persone, domenica scorsa alla Bragora. Una cifra che, come spiega Marco Gasparinetti, non è stata proprio digerita a cuor leggero: «Non vogliamo contestare il fatto, ma avvisare tutti i cittadini che se si vogliono fare le cose in regola, a Venezia succede anche questo». 
 Tutto è cominciato quando all’associazione è balenata in testa l’idea di contattare il gruppo Extravaganza per regalare un’ora e mezza di buona musica al pubblico presente. «Abbiamo voluto organizzare un evento in campo, ma alla Siae è necessario recarsi di persona. La prima volta ci hanno chiesto 5 euro a fondo perduto solo per istruire la pratica, ammonendoci anche che secondo loro avremmo annullato tutto per il maltempo previsto», ha spiegato Gasparinetti. A quel punto la consegna del borderò che comprendeva quindici canzoni, la spiegazione del luogo, campo Bandiera e Moro, la distinta dell’orario e via, tutto era pronto. Salvo poi trovarsi il conto: 305 euro, che divisi per quindici canzoni fa circa 20 euro, l’equivalente del costo di un cd. 
«Abbiamo pagato meno quando abbiamo organizzato il cinema all’aperto a San Polo, con 1500 persone. Se queste sono le cifre, a cui si aggiunge la trafila per le autorizzazioni di utilizzo del suolo pubblico e la deroga per i decibel, allora si vuole uccidere la città», ha commentato Gasparinetti. Anche se poi gli addetti ai lavori sanno come fare per aggirare le stringenti regole della Siae, basta scrivere “Jam session” o “pezzo da improvvisare” e la cifra si abbassa drasticamente. Ma per chi invece vuole fare le cose in regola, il tariffario non lascia scampo.
Qualcosa però non torna: «Per eventi di questo genere di solito in terraferma si pagano circa 160 euro. A meno che non ci siano biglietti, nel qual caso le cose cambiano, oppure se si tratta di locali che fanno musica abitualmente dove ci possono essere abbonamenti. Diciamo che quella cifra ci pare eccessiva», ha spiegato Federico Della Puppa, chitarrista degli Extravaganza. Lo stesso musicista ha offerto le sue considerazioni sulla gestione della questione da parte della Siae: «Credo che comportamenti come questi vadano a danno loro, perché chi si mette a organizzare eventi del genere se poi si trova a dover far fronte a cifre così alte? Se si comportano da ostacolo, anziché da facilitatore, è normale che la gente vada verso sistemi alternativi meno costosi». Unici contenti della serata, i bar presenti in zona, che si sono visti i tavolini riempire a costo zero, dato che alla fine, i 310 euro sono stati offerti dall’associazione. 

Tomaso Borzomì
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Il Gazzettino