BELLUNO - Elon Musk, il visionario inventore della Tesla, in questi giorni ha lanciato l’ennesima idea che ha fatto il giro del mondo. «Nuke Mars!»...
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DISTRUGGERE PER SALVARE
E anche questa volta un’esplosione, anzi una lunga serie di micro esplosioni, potrebbe servire a salvare qualcosa. Far letteralmente esplodere le ceppaie (le enormi radici degli alberi), polverizzando quello che, dopo la rimozione dei tronchi schiantati, ha trasformato i boschi in una sorta di cimiteri punteggiati da enormi lapidi in legno con le radici che affiorano o un pezzo di albero mozzato.
«Userò la dinamite - spiega l’ingegnere geominerario esplosivista Coppe, originario di Segusino, in provincia di Treviso - è l’esplosivo più adatto in quel genere di ambiente, più compatibile con la natura. Basteranno tra i venti e i quaranta grammi a seconda delle dimensioni della pianta». Il piano Cavalli e Coppe al momento ha già una prova ufficiale fissata per il prossimo quattro settembre nell’Altopiano di Asiago a Roana ma è chiaro che se funzionerà potrà essere estesa a tutte le zone in cui Vaia ha colpito.
Prima su tutte proprio la provincia di Belluno in cui ci sono stati i danni più gravi. «Si tratta di utilizzare tecniche - spiega Cavalli - che hanno già dato risultati in altri campi di applicazione e permetteranno di intervenire, con l’utilizzo delle micce, anche in punti in cui non è possibile arrivare con la motosega».
I VANTAGGI
Utilizzare l’esplosivo in alcuni casi potrebbe essere più sicuro che lavorare sugli alberi in “tensione”: incastrati tra altri schiantati al suolo che potrebbero, una volta tagliati, provocare un effetto leva. Con i connessi rischi per chi lavora. Insomma quello che Coppe e Cavalli si aspettano dall’esperimento è di poter aumentare la sicurezza di chi lavora, permettere interventi altrimenti difficili da attuare e, forse, anche ridurre i costi, attraverso le economie di scala. In realtà sulla materia c’è anche un piccolo precedente, sempre firmato dalla coppia Cavalli- Coppe. Nel 2007 a Bosco della Fontana in provincia di Mantova, venne avviato uno studio che aveva l’obiettivo opposto: simulare quel che poteva scatenare l’effetto del vento. Da quell’esperimento è emerso che lo sradicamento ripristina il naturale rimescolamento degli orizzonti del terreno. Il tronco adagiato è destinato a decomporsi, riportando al suolo i semenzali delle piante forestali. Insomma un ciclo virtuoso che procedendo con la rimozione meccanica delle ceppaie verrebbe meno. Non basta perché la rimozione con la ruspa oltre ad essere completa richiederebbe un completo lavaggio del legno e la separazione dalla terra e dai sassi. Con un esplosione, si cancella il problema. Alla radice, verrebbe da dire. Un po’ come vorrebbe fare Elon Musk. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino