OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
PADOVA - I numeri più alti vengono registrati nel settore tecnico-scientifico, ma la crescita è importante anche nel campo umanistico. A cinque anni dalla laurea otto laureati su dieci hanno un lavoro e più della metà ha firmato un contratto a tempo indeterminato. Mentre l’ateneo di Padova promuove il progetto “Università aperta” è interessante analizzare l’ultimo report del consorzio Almalaurea relativo agli ex alunni per capire quanto il Bo rappresenti un trampolino per l’ingresso nel mondo del lavoro.
L’indagine è stata effettuata nel 2020 coinvolgendo 2.617 persone che hanno conseguito una laurea di qualunque ordine e grado, con un’età media di 27 anni e un voto medio di 106. La statistica più lampante è quella sul lavoro: l’82,5% ha un impiego e il 7% non lo sta cercando perché è impegnato in un corso post-laurea oppure in un praticantato. Il tasso di occupazione è leggermente più alto tra gli uomini che tra le donne.
I MESTIERI
Nel 63% dei casi si tratta di “professioni intellettuali, scientifiche o di elevata specializzazione”, mentre il 20% riguarda professioni tecniche e il 10% “professioni esecutive nel lavoro d’ufficio”. Solo il 3% degli intervistati dopo cinque anni appartiene alla categoria degli imprenditori o degli alti dirigenti.
Nel 73% dei casi chi si è laureato all’università di Padova lavoro nel settore privato, il 21% nel comparto pubblico e il restante nelle organizzazioni no profit. Il 70% opera nel campo dei servizi, il 26% nell’industria e solo il 2% nel settore agricolo. Otto studenti su dieci sono rimasti a nordest mentre il 5% si è trasferito all’estero.
Ma quanto è stato utile il percorso di studi per la propria attività lavorativa? Il 44% spiega che la laurea è richiesta per legge, per il 24% non è richiesta ma è comunque necessaria.
I CONTRATTI
È importante poi valutare il tipo di contratto. Il 56% è assunto a tempo indeterminato mentre il restante si suddivide soprattutto tra tempi determinati e autonomi. Le ore settimanali sono mediamente 37,6 e il part-time è diffuso nel 16% dei casi. La retribuzione media è di 1.544 euro con una netta distinzione tra gli uomini (1.744) e le donne (1.384).
IL CONFRONTO
Almalaurea ha analizzato anche la situazione ad un anno dalla laurea, dove ovviamente i numeri calano: lavora il 46% degli laureati intervistati, la retribuzione media è più bassa (1.208 euro) e il settore più rappresentato è quello della sanità: 18%. Chi si laurea nelle discipline mediche o infermieristiche, dunque, trova quasi immediatamente lavoro.
A tre anni di distanza, invece, i numeri salgono: lavora il 72,8%, la retribuzione media è di 1.454 euro e il settore maggiormente rappresentato diventa quello di istruzione e ricerca (17%).
SODDISFAZIONE
«I numeri sono incoraggianti - commenta il professor Andrea Gerosa, prorettore delegato all’Orientamento -. Tradizionalmente a tirare sono soprattutto le aree tecniche ma negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambio di paradigma: sempre più aziende cercano laureati nelle aree umanistiche, soprattutto nell’area del reclutamento e della selezione del personale. A cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione è molto alto, mentre per quanto riguarda i dati ad un anno dalla laurea va evidenziato che molti sono impegnati con ulteriori percorsi di formazione e non sono quindi necessariamente disoccupati».
Gerosa pensa già a dove poter migliorare: «Abbiamo un’importante fetta di studenti internazionali che fatica ad entrare nel tessuto produttivo locale perché non parla bene l’italiano: lo scoglio è importante ma stiamo lavorando per superarlo». In vista dei prossimi anni, in ogni caso, c’è fiducia: «Dopo una lunga fase di stagnazione c’è stata una crescita importante, il trend è positivo e speriamo non sia intaccato dall’emergenza Covid e dalla guerra - chiude Gerosa -. La nostra squadra sta portando avanti una progettualità a lungo termine. Il nostro obiettivo è dare ai ragazzi competenze non solo strettamente disciplinari ma anche e soprattutto trasversali».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino