BELLUNO - Heidi deve morire. Ne va del futuro della provincia. Se mai esistesse un omicidio a fin di bene, sarebbe questo il caso. Perché Heidi è la zavorra del...
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Parte da qui l'ultimo libro di Sergio Reolon. Un'analisi lucidissima di cosa blocca lo sviluppo del Bellunese e di cosa bisognerebbe fare per invertire la marcia di inesorabile declino in cui vive la provincia dolomitica. Il messaggio è chiaro fin dal titolo: "Kill Heidi. Come uccidere gli stereotipi della montagna e compiere finalmente scelte coraggiose" (edizione Curcu & Genovese, con prefazione di Annibale Salsa).
«Alla base dei problemi c'è il dio mercato che tutto governa - premette Reolon -. E che non tiene conto delle esigenze della montagna. Di conseguenza non ci sono regole, mentre servirebbe una politica alta per riequilibrare quello che il mercato squilibra». I protagonisti del saggio di Reolon (un volume agile nella forma e frizzante nei toni) sono quattro figure di montanari. O presunti tali. Quattro «tipi umani» a cui ogni bellunese potrebbe dare un volto, un nome e un cognome. C'è il «non montanaro», che ha una visione ampia del mondo, ma non conosce la montagna se non per viverci una settimana di ferie all'anno; spesso, però, legifera per la montagna. C'è il «montanaro scompaginato», che vive in montagna senza rendersi conto di dove vive. C'è il «montanaro localista», spesso lamentoso, che vive sì in montagna, ma di ricordi. Poi, per fortuna, c'è anche qualche esemplare di «montanaro civicus», animale sociale in via d'estinzione, che ha assorbito la contaminazione positiva del confronto tra montagna e altri ambienti.
Vivono in armonia tra loro? Giammai! «Ai magnifici quattro piace disperatamente azzuffarsi l'un l'altro» dice il libro. Ecco il peccato originale del Bellunese. Per superarlo, bisogna «liberarsi degli stereotipi con cui (non) si conosce la montagna». Insomma, bisogna togliere di mezzo Heidi. E valorizzare le differenze tra montagna e resto del mondo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino