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UDINE - Il Friuli Venezia Giulia vanta treni tra i più giovani d'Italia, dove l'età dei convogli è stata spesso indicata come uno dei problemi principali dagli utenti, anche perché dentro una media che è di 15,2 anni vi sono situazioni molto diverse con treni anche molto vecchi e per questo lenti e poco confortevoli. In Fvg l'età media dei treni è ben al di sotto di questa media e si ferma a 11,6 anni. Non solo. Se nel 2018 solo il 7,5% dei treni aveva più di 15 anni, oggi quella percentuale è scesa a zero. I numeri e le statistiche raccontano la voglia di trasporto su ferro con una crescita esponenziale nella nostra regione. Negli ultimi anni, infatti, in Fvg si è passati da 21.232 a circa 29mila viaggiatori e il numero di spostamenti di persone in treno ha segnato un +32,3%, dopo un trend negativo. Poi, però, è arrivato il Covid, che ha cambiato radicalmente le possibilità di spostamento. «Il 2020 è stato un anno davvero complicato per chi si muove in treno e per chi gestisce il servizio, con regole che sono cambiate innumerevoli volte nel corso dei mesi, di pari passo con l'evoluzione della pandemia, per cercare di garantire i distanziamenti e la sanificazione di treni e stazioni», si legge nell'ultimo rapporto di Legambiente sul pendolarismo, che conferma come fino all'8 marzo 2020 fosse in crescita il numero di persone sui treni, anche regionali.
I DATI
«Durante l'estate ricorda il rapporto - il miglioramento della situazione dei contagi ha portato il Friuli Venezia Giulia, a eliminare i limiti di capienza del 50%, poi inseriti di nuovo con la risalita dei contagi.
RECOVERY
Per portare avanti quest'opera, oggi si guarda al Recovery plan che, secondo l'associazione, «deve indicare i target che si vogliono realizzare al 2030 e sulla base di questi individuare investimenti, riforme e sistemi di monitoraggio». Per Legambiente il primo obiettivo è raddoppiare il numero di persone che si muove in treno nei collegamenti ferroviari nazionali, ampliando le possibilità sulle linee fuori dall'alta velocità ferroviaria. Lo stesso vale per interventi fino ad oggi considerati secondari che riguardano le velocizzazioni sulle linee adriatica, tirrenica, jonica e per i collegamenti con le aree del Paese fuori dall'alta velocità (ed anche con limitati collegamenti aerei, come il Friuli-Venezia Giulia). «Senza questi interventi per chi vive in Friuli le possibilità di muoversi in treno rimarranno limitate come sono oggi. Si tratta di opere dice ancora il rapporto - che hanno un ruolo territoriale di rilancio rilevante». E rimangono bassi anche gli stanziamenti sul bilancio regionale per il servizio ferroviario: lo 0,41%.
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