UDINE - Il Friuli Venezia Giulia vanta treni tra i più giovani d'Italia, dove l'età dei convogli è stata spesso indicata come uno dei problemi principali dagli utenti, anche perché dentro una media che è di 15,2 anni vi sono situazioni molto diverse con treni anche molto vecchi e per questo lenti e poco confortevoli.
I DATI
«Durante l'estate ricorda il rapporto - il miglioramento della situazione dei contagi ha portato il Friuli Venezia Giulia, a eliminare i limiti di capienza del 50%, poi inseriti di nuovo con la risalita dei contagi. Come conseguenza, la riduzione del numero dei treni in circolazione, è stata rilevante a marzo, con un meno 30%, ma ha poi ripreso standard vicini alla normalità con la revisione degli orari e dell'offerta, per andare incontro alla maggiore concentrazione nelle ore di punta, ma ovviamente le possibilità di spostamento si sono ridotte per garantire il distanziamento e, dopo un'estate in cui si è tornati a circolare in treno, il rialzo dei contagi da settembre non ha consentito di tornare a condizioni di normalità». Oggi la situazione è ancora complicata, ma secondo Legambiente bisogna spingere sugli investimenti. In particolare per la velocizzazione della linea Venezia-Trieste, che riguarda un bacino d'utenza pari all'intera popolazione del Fvg, 1.200.000 persone. L'investimento è consistente, ovvero 1 miliardo 800milioni di euro, ma per ora i finanziamenti disponibili si fermano a 231 milioni. La linea ferroviaria che collega Venezia a Trieste è lunga 156 km ed è interamente elettrificata ed a doppio binario. La velocità massima raggiungibile, però, è di 150 chilometri all'ora e per questo motivo si propone da anni una sua velocizzazione. Al momento sono stati stanziati poco più di 200 milioni di euro, di cui parte utilizzati per la progettazione del sistema di distanziamento e sicurezza, in modo da aumentare capacità e velocità. Pesa ancora la presenza di alcuni passaggi a livello da eliminare e soprattutto la mancanza di fondi per alcune correzioni del tracciato.
RECOVERY
Per portare avanti quest'opera, oggi si guarda al Recovery plan che, secondo l'associazione, «deve indicare i target che si vogliono realizzare al 2030 e sulla base di questi individuare investimenti, riforme e sistemi di monitoraggio». Per Legambiente il primo obiettivo è raddoppiare il numero di persone che si muove in treno nei collegamenti ferroviari nazionali, ampliando le possibilità sulle linee fuori dall'alta velocità ferroviaria. Lo stesso vale per interventi fino ad oggi considerati secondari che riguardano le velocizzazioni sulle linee adriatica, tirrenica, jonica e per i collegamenti con le aree del Paese fuori dall'alta velocità (ed anche con limitati collegamenti aerei, come il Friuli-Venezia Giulia). «Senza questi interventi per chi vive in Friuli le possibilità di muoversi in treno rimarranno limitate come sono oggi. Si tratta di opere dice ancora il rapporto - che hanno un ruolo territoriale di rilancio rilevante». E rimangono bassi anche gli stanziamenti sul bilancio regionale per il servizio ferroviario: lo 0,41%.