«Cloe, un uomo vestito da donna». L'assessore regionale Donazzan minacciata di morte sui social

Elena Donazzan e Cloe Bianco
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VENEZIA - «È sconvolgente che il movimento Lgbt stia usando la morte tragica di una persona per fare una polemica politica. Io credo che chi ha lasciato solo il professor Bianco sia proprio il movimento Lgbt, perché a 7 anni di distanza, solo per cercare di trovare la visibilità, per attribuire una responsabilità, senza farsi una domanda sul modo del suo coming out». Così Elena Donazzan, assessore istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità del Veneto, a 24 Mattino su Radio 24 a proposito della tragica fine di Cloe Bianco, la professoressa suicida vittima di transfobia. «Perché dire che si è omosessuali è una affermazione, presentarsi in classe, perché questo accadde, con una parrucca bionda, un seno finto, una minigonna ed i tacchi è un'altra cosa - aggiunge - . Venne usato allora, come bandiera di grande coraggio ed oggi viene usato in morte per fare una polemica tutta politica, perché sono di Fratelli d'Italia».

Gli hater

Donazzan racconta poi le offese degli odiatori seriali. «Da tre giorni i miei social sono attaccati con minacce di morte, con parole d'offesa a me e alla mia famiglia, alla mia vita, quindi se c'è una responsabilità di alzare i toni, è dall'altra parte - racconta - Io sono andata a rileggermi il post in cui parlavo di Cloe Bianco e pubblicai la mail arrivatami in ufficio e io scrissi "traete da soli le conclusioni"». «Nelle successive interviste, parlai di chi va abbigliato in un certo modo - puntualizza - senza aver preparato la cosa». E aggiunge: «ho definito Cloe Bianco "un uomo vestito da donna" e cos'è se non questo? Oggi a Milano c'è il sole o la pioggia? Qui c'è il sole e anche se volessi la pioggia il sole splende nel cielo». Per Donazzan «sentire la propria sessualità in modo diverso, particolare, omosessuale, transessuale è una cosa, ma non è la scuola il luogo della ostentazione perché di questo si trattò. Ci sono molti insegnanti gay che conosco, che si confrontano con me, che di certo non usano la scuola per farne una vetrina, che rispettano il luogo della scuola. In queste ore sono tornata su alcune vicende che hanno aperto un dibattito nazionale, non sono in Veneto, sui ragazzi richiamati ad un abbigliamento più consono al luogo istituzionale. Allora questo vale per i ragazzi - si domanda - ma non può valere per un docente? Che tipo di messaggio diamo?». 

Il post della Donazzan

Gli studenti

La Rete degli studenti medi del Veneto chiede le dimissioni dell'assessore Donazzan. «Evidentemente, l'estremo gesto di dolore e disperazione della donna alla nostra assessora regionale non è bastato - ha detto Marco Nimis, coordinatore regionale della Rete - Donazzan non riesce nemmeno a mantenere un silenzio di vergogna e rispetto, ma trova ancora oggi la fierezza nello schierarsi dalla parte di chi, ogni giorno, dentro e fuori dalle sedi istituzionali come la sua, perpetrano violenza omotransfobica senza il ben che minimo riguardo, con la totale sicurezza che ne usciranno illesi. Ci troviamo davanti all'ennesimo gravissimo comportamento di un'assessora che, per assurdo, dovrebbe garantire proprio le pari opportunità e l'efficenza scolastica in Veneto. Come corpo studentesco, ma ancor prima come cittadini e fermi sostenitori dei diritti della comunità lgbtqia, non ci fermeremo fino a quando questo incarico sarà ricoperto da una figura competente, dignitosa e rispettosa dei valori della nostra costituzione. Luca Zaia non sta prendendo posizione a riguardo, lasciando ancora che l'assessora Donazzan renda il Veneto una vergogna nazionale - continua Nimis - La conferma che il Veneto vive di figure politiche inadatte è ormai palese».

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Il Gazzettino