Sulla lapide degli infoibati spunta il nome sbagliato

Sulla lapide degli infoibati spunta il nome sbagliato
SPILIMBERGO - Lo scorso anno il Comune di Spilimbergo aveva realizzato e affisso, assieme all'associazione culturale Erasmo da Rotterdam, una lapide commemorativa delle...

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SPILIMBERGO - Lo scorso anno il Comune di Spilimbergo aveva realizzato e affisso, assieme all'associazione culturale Erasmo da Rotterdam, una lapide commemorativa delle vittime delle foibe e dei trucidati nello Spilimberghese. Qualche mese più tardi, alcuni cittadini avevano notato, tra i nominativi delle persone uccise, anche quello di Guido Comis. Le ricerche di alcuni storici locali - tendenti a escludere casi di omonimia -, hanno permesso di scoprire un clamoroso errore, poiché l'avvocato non è stato infoibato, ma è morto di vecchiaia nel 1986. 


LA DENUNCIA

«Sono passati più di nove mesi da quando abbiamo ricordato che inserire l'avvocato Guido Comis che fascista era, ma evidentemente non era stato ritenuto dagli jugoslavi un criminale di guerra, potendo quindi ritornare a casa e vivere tutta la sua vita attiva, fino alla morte naturale in quel monumento era un falso bello e buono - spiega lo storico Gian Luigi Bettoli -. Che per di più dimostrava la totale ignoranza del ruolo svolto, durante la dittatura e come esponente del Msi neofascista nel Dopoguerra, di un importante esponente politico della stessa città di Spilimbergo». 


L'AVVOCATO COMIS

Nei giorni scorsi, il figlio di Comis, l'avvocato Sebastiano, è intervenuto sulla vicenda: «Comunque la cosa meno giustificabile è che abbiano dato per infoibato o comunque vittima dei comunisti un ex podestà di Spilimbergo che per quarant'anni, dopo la presunta morte, ha svolto la sua attività di avvocato per otto anni presidente dell'Ordine della provincia di Pordenone e di consigliere comunale a Spilimbergo e a Pordenone. Al posto del suo nome andrebbe messo quello del cognato Menuti De Rosa, che è stato ucciso da sconosciuti partigiani per rifarsi della delusione del mancato ritorno a Spilimbergo, alla fine della guerra dell'ex podestà. Questo a proposito della giustizia partigiana». Lo stesso avvocato - pure lui in passato consigliere comunale per il Psi a Pordenone, oltre che presidente, per i suoi primi 18 anni, della Coop Service Noncello, una tra le più grandi cooperative sociali di inserimento lavorativo d'Italia, cui è stato dedicato il film Si può fare - ha anche stigmatizzato l'atteggiamento del Comune di Spilimbergo, che non ha trovato modo di rispondere alla sua richiesta formale, di togliere il nome di suo padre dal monumento.


IL SINDACO

L'ultimo giorno del 2020 è intervenuto anche il sindaco Enrico Sarcinelli (anch'egli avvocato): «Avevo a suo tempo richiesto che fossero fatte le opportune verifiche a proposito della missiva dell'avvocato Sebastiano Comis - ha fatto sapere -, relativa all'inserimento del nominativo del padre Guido nella lapide. Sarà mia immediata cura reiterare l'istanza».
L.P.


 

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Il Gazzettino