"Spiaggia fascista", il gestore va in pensione. "Ammiro Salvini e mi piacciono i 5 stelle"

CHIOGGIA - «L’ho fatto soprattutto per loro, per i ragazzi che lavorano con me da dieci anni e che si devono pagare il mutuo. Senza di me non ne sarebbero venuti...

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CHIOGGIA - «L’ho fatto soprattutto per loro, per i ragazzi che lavorano con me da dieci anni e che si devono pagare il mutuo. Senza di me non ne sarebbero venuti fuori». Per Gianni Scarpa, il gestore di Playa Punta Canna, salita agli onori delle cronache, nel 2017, per presunta apologia di Fascismo (accusa poi archiviata, senza conseguenze), questo sarà l’ultimo weekend della stagione, ma anche l’ultimo, dice lui, della sua attività professionale. 

 
IL SEQUESTRO
«A maggio, quando ci hanno messo tutto sotto sequestro – ricorda Scarpa – ce la siamo vista brutta, ma il vecchio leone (parla di se stesso, ovviamente) si è battuto fino all’ultimo e ora posso dire che ce l’abbiamo fatta». La spiaggia, infatti, dopo la vicenda dei cartelli inneggianti a Mussolini, era finita sotto indagine per presunti abusi edilizi e tutte le strutture (bar, servizi igienici, uffici, camminamenti, ecc.) erano state sequestrate: in pratica lo stabilimento balneare era stato ridotto a una striscia di sabbia con gli ombrelloni. A rischio fallimento. Gianni Scarpa aveva subito reagito, piazzando dei bagni chimici, regalando bottigliette d’acqua fresca a tutti i suoi visitatori e accordandosi con i bagni confinanti per la ristorazione dei suoi clienti. Ma anche quella era una situazione precaria e, così, nel corso delle settimane, era anche riuscito a farsi autorizzare, piazzandoli lontani dalle dune, che sono la parte più tutelata della spiaggia, un baracchino-bar e un po’ di tavoli e sedie coperti con teli amovibili. Il minimo indispensabile, insomma. E con questa attrezzatura ha terminato la stagione. «Non è stata come le altre – ammette – direi un 50 per cento in meno. Ma ho salvato la continuità dell’azienda e, dal prossimo anno, sperando, come credo, che le strutture, nel frattempo, vengano dissequestrate, i miei “leoncini” potranno fare da soli. Io verrò qui, ogni tanto, a bermi l’aperitivo e a salutare gli amici». Ma qualche recriminazione rimane, nella testa di Scarpa. «I miei clienti dicono che, con questo sequestro, hanno voluto farmi pagare la vicenda della spiaggia fascista. E, un po’, lo penso anch’io. Ma io dico lo stesso quello che penso». 
NUOVO EROE
E il pensiero di Scarpa, in questo periodo, ha un nuovo “eroe”: se prima era Mussolini («Ma io non sono mai stato fascista»), adesso è, manco a dirlo, Matteo Salvini («Ma io me ne frego della Lega»). Salvini era venuto, quell’estate del 2017, a Punta Canna, a portargli solidarietà e Scarpa lo aveva accolto a braccia aperte. Oggi continua a sostenerlo. «Ha ragione lui quando dice che l’immigrazione va controllata. Ci può essere di tutto su quei barconi, anche i terroristi». E rispetto al governo con i Cinquestelle, Scarpa approva: «Mi piacciono i Cinquestelle – dice – hanno la faccia di gente per bene» 
ABUSIVI

E come la mettiamo con i venditori abusivi? «A quelli che vengono qui offro sempre da bere, perché è dura camminare sotto il sole. E anche loro devono mangiare: se non danno fastidio ai miei clienti, che vendano pure». Una sterzata a sinistra, insomma. «Ma io ho tante idee di sinistra: il reddito di cittadinanza, i tagli alle pensioni d’oro, la patrimoniale. Una volta sono venuti a trovarmi dei ragazzi del Rivolta. Sono andati via baciandomi. A uno di loro ho anche offerto di lavorare con me. Invece quelli di Casa Pound non mi piacciono». Perché, spiega, «il mio motto è ordine, pulizia e disciplina. Con queste parole non si ruba e non si approfitta. Bossi e Belsito io li fucilerei (metaforicamente, s’intende) e da giovane ho menato quelli che venivano in spiaggia a fare i bulli: padovani e veneziani, non neri o albanesi». Gianni Scarpa dixit. 
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Il Gazzettino