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TRIESTE - «Trieste è una città altamente sicura» e «con un'ulteriore assegnazione di 50 militari e 6 poliziotti» da parte del Ministero dell'Interno, destinati ai controlli sul territorio in Friuli Venezia Giulia, «sarà possibile prestare più attenzione ad alcune aree meno monitorate» della città, lontane dal centro storico e dalla movida. Lo ha sottolineato il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, al termine del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato per oggi dopo la sparatoria avvenuta sabato in centro a Trieste. Quanto accaduto in via Carducci, ha ribadito il prefetto, è collegato «a una faida tra due famiglie kosovare, che coinvolge una ventina di persone in tutto e che non incide sul livello di sicurezza della città. L'attenzione va indirizzata a ciò che è possibile fare per prevenire ulteriori episodi o seguiti di questa» vicenda «e ciò che concretamente faremo è verificare la possibilità di revocare i permessi di soggiorno di chi si è reso protagonista di queste vicende sebbene non penalmente responsabile».
LA REGIONE
L'Amministrazione regionale, su iniziativa dell'assessore alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, si è fatta promotrice oggi di un incontro con i rappresentanti territoriali di Aiac (l'Associazione italiana amministratori di condominio), Anaci (l'Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari), Ance (l'Associazione nazionale costruttori edili) e Ape-Confedilizia (l'Associazione della proprietà edilizia) al fine di analizzare le cause che hanno portato al grave episodio di sangue registrato sabato a Trieste e individuare, nei limiti delle proprie competenze, alcune proposte funzionali a disinnescare i fenomeni di criminalità legati agli appalti edili. «Nello specifico - riporta una nota della Regione - le parti hanno posto in evidenza i rischi connessi alle misure di rilancio del settore, quali il bonus facciate, che, in assenza di un'opportuna pianificazione su base pluriennale, producono il proliferare sul mercato di imprese di nuova costituzione, funzionali a rispondere all'incremento della domanda, che troppo spesso fanno ricorso a pratiche di caporalato».
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Il Gazzettino