Spianato un bosco di 30 anni per piantare soia, insorge la Lipu

Una immagine di archivio di un campo di soia
PETTORAZZA GRIMANI - «Perché l’area boschiva Le Stoppaccine non esiste più?». Se lo chiede la delegazione provinciale della Lega italiana...

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PETTORAZZA GRIMANI - «Perché l’area boschiva Le Stoppaccine non esiste più?». Se lo chiede la delegazione provinciale della Lega italiana protezione uccelli. Il delegato Lipu Rovigo, Luciano Marangoni, invita le istituzioni a fare luce sul disboscamento di quest’area di Pettorazza Grimani, ai confini con quello di San Martino di Venezze. Si tratta di un’area di circa 23mila metri quadrati che negli ultimi 30 anni si era trasformata in un vero e proprio biotopo, secondo la Lipu. «La simbiosi tra alberi, siepi, avifauna e mammiferi - spiega Marangoni - era l’ideale da oltre tre decadi, ma nei mesi di marzo e aprile l’uomo ha pensato bene di distruggere tutto ciò per coltivare soia».

 
Marangoni si chiede come sia stato possibile che questo presunto danno all’ecosistema si sia verificato senza che nessuno sia intervenuto e nella totale indifferenza dei cittadini. «Oggi - prosegue Marangoni- è disponibile una vasta letteratura scientifica che valuta gli impatti degli approcci gestionali e quantifica anche in termini economici, i servizi ecosistemici prodotti dalle piante».
Nello spianare l’area per coltivarla a soia, secondo i vertici della Lipu, sarebbero stati distrutti anche i nidi di alcune specie protette, essendo intervenute le ruspe durante la stagione della riproduzione. «In tale ambiente - precisa Marangoni - era possibile vedere l’upupa, simbolo della nostra associazione, ma anche il picchio verde, quello rosso maggiore, oltre alla ghiandaia e al gheppio. Si potevano trovare anche tante altre specie di uccelli e animali, come le volpi. Era una biodiversità utile alla natura e all’uomo».
La Lipu, che da da anni è attiva nel cercare di orientare la gestione del verde sia privato che pubblico verso criteri ecologici, al fine di mantenere gli ecosistemi che si sono creati nel tempo, migliorare il paesaggio e incrementare la biodiversità, si pone una domanda: «La comunità di Pettorazza Grimani e quella polesana, dopo la distruzione di 23 mila metri quadrati di ambiente, rimane indifferente? Non si chiede se quello che è stato fatto è sbagliato? Può essere solamente l’aspetto privatistico ed economico a regolare la biodiversità, distruggendo questi biotopi? È come tagliare il ramo su cui siamo seduti. Dovremmo anzitutto pensare a questo. Noi tutti abbiamo una responsabilità. A noi, come associazione, spetta il compito di segnalare affinché situazioni simili non si ripetano più. È compito delle istituzioni vigilare».

«Non c’era alcun vincolo sull’area - commenta il sindaco Gianluca Bernadinello - e l’area non era classificata come bosco o boschiva. Era solo cresciuta della vegetazione spontanea». «Il dato di fatto è che prima c’era un polmone verde e ora non c’è più - commenta per la minoranza Sandra Davin - e questo non si può negare. Non entro nel merito, dico solo che si poteva parlarne, salvaguardarne una parte e intervenire fuori della stagione riproduttiva». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino