Siccità. Le piogge di novembre non spengono la sete del Polesine

Siccità. Le piogge di novembre non spengono la sete del Polesine
ROVIGO - Nemmeno il nubifragio ha riequilibrato il deficit di pioggia accumulato nel corso degli ultimi mesi, nonostante, dopo un anno con piogge ai livelli minimi storici,...

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ROVIGO - Nemmeno il nubifragio ha riequilibrato il deficit di pioggia accumulato nel corso degli ultimi mesi, nonostante, dopo un anno con piogge ai livelli minimi storici, novembre in Polesine sia stato leggermente superiore alle medie stagionali. Il problema è che tutto si è praticamente concentrato in un unico giorno, il 22, e proprio nell’area polesana. Creando problemi e disagi. Come sottolineato dal focus di Arpav, nella parte centrale del Polesine, «intorno a mezzogiorno si sono registrati dei forti rovesci, anche persistenti, che hanno apportato quantitativi di ben 30-45 millimetri in un’ora e 60-90 millimetri circa in tre ore, tra le località di Villadose, Sant’Apollinare e Adria. In particolare i dati registrati a Villadose in 3 ore (87,2 millimetri), in 6 ore (104,8) e in 12 ore (116,4) rappresentano dei valori record per questa località dal 1992, anno di inizio della serie di dati. Su buona parte della pianura, e in particolare sui settori meridionali, in una sola giornata sono caduti i quantitativi che normalmente si registrano nell’intero mese di novembre».


L’ANDAMENTO
A livello regionale, a novembre sono caduti mediamente 108 millimetri di pioggia, mentre la media del periodo 1994-2021 è 136 millimetri. Quindi, il 21% in meno. A livello di bacino idrografico, solo considerando la parte veneta, rispetto alla media 1994-2021, sono state riscontrate condizioni di surplus pluviometrico sul Fissero-Tartaro-Canal Bianco, più 31%, e sul Bacino scolante, più 11%, ma nella media sul Po, più 4%, sul Tagliamento, meno 4%, deficit sul Piave, meno 50%, sulla Livenza, meno 36%, sul Brenta, meno 22% e anche sull’Adige, meno 20%. Considerando ottobre e novembre, mediamente le precipitazioni in Veneto sono state pari a 127 millimetri, il 49% in meno rispetto alla media 1994-2021 di 247 millimetri.
L’Anbi Veneto, l’Associazione nazionale dei Consorzi di bonifica, evidenzia nel suo bollettino sullo stato idrico, come dall’inizio dell’anno sono caduti mediamente sul territorio regionale 653 millimetri di poggia, rispetto a una media storica di 1.040. Quindi, 307 millimetri in meno. Non è un caso che come rimarcato dall’Arpav, al 30 novembre le portate dei maggiori fiumi veneti fossero nuovamente in calo, dopo il modesto passo avanti all’inizio della terza decade del mese, mantenendosi ancora nettamente inferiori alle medie storiche. Rispetto a queste ultime mensili, i deflussi sono risultati inferiori del 38% sull’Adige a Boara Pisani e del 59% sul Po a Pontelagoscuro. Complessivamente, quindi, arrivati all’ultimo mese dell’anno, anche se è ricomparsa la neve in montagna, pur sempre con valori sotto le media, i valori restano preoccupanti. «Saranno necessarie piogge consistenti e protratte su numerosi giorni per poter ristabilire una situazione di normalità nei vari comparti ambientali del Veneto», rimarca l’Anbi.


Anche per quanto riguarda le falde, il quadro tratteggiato dall’Arpav è tutt’altro che confortante. «Dopo un mese di ottobre praticamente senza precipitazioni, il mese di novembre non è stato abbondante, con un evento (il 4 e 5) che ha interessato le zone di ricarica; un secondo evento il 22 ha portato i quantitativi più significativi in media e bassa pianura. La situazione di scarsità della risorsa idrica permane su quasi tutta la regione, anche se in alcune zone risulta in leggero miglioramento, con livelli in alta pianura a fine mese spesso 30-65 centimetri inferiori rispetto ai minimi assoluti mai registrati a fine novembre negli ultimi 20 anni, e molto probabilmente da molto di più. Per arrivare nella prossima primavera con una situazione non lontana da quella usuale serviranno un dicembre e un inverno con precipitazioni ben superiori alla norma».

 

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Il Gazzettino