Insegnante, impiegato, imprenditore, poi di nuovo studente: Rukaj, l'uomo che è rinato tre volte

Shkelqim Rukaj
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PORDENONE - Tutti gli esami sono stati sostenuti e a novembre discuterà la tesi sulla riforma delle banche di credito coperativo per raggiungere un sogno, riprendersi ciò che la vita gli ha tolto: il lavoro. Shkelqim Rukaj ce l'ha messa davvero tutta ed è come se avesse vissuto tre volte. La crisi economica prima, un incidente sul lavoro poi, la chiusura della fabbrica. La sua vita diventa un'odissea. Ci sono stati alcuni momenti cruciali della vita di Rukaj. Da giovanissimo a Vajze faceva l'insegnante di lingua albanese, prima alle elementari e poi alle medie, in tutto ha lavorato come prof per sei anni. Dopo la caduta del comunismo, dal 1990 al 1996 il suo stipendio è soddisfacente, il  doppio di un operaio. Poi il suo Paese viene attanagliato da una forte crisi e ciò lo spinge ad andarsene. All'età di 24 anni approda a Spilimbergo. Dopo appena due mesi è impiegato nell'agricoltura, poi attraversa una carambola di lavori nell'ambito dei mobili usati e in un'azienda del legno. Nel Duemila entra nella Filatura San Carlo a Pinzano, tre anni dopo, il 24 maggio una data che Rukaj ricorda indelebile nel turno di notte, in un secondo, accade l'imprevedibile. Assieme al capoturno racconta quei drammatici momenti dovevo sbloccare un macchinario tessile, ad un certo punto il mio collega decide di riattivarlo, mentre io ero ancora intento alla pulizia della strumentazione. La mia mano resta improvvisamente incastrata. Il compattatore di fibre inghiotte stritola le dita e va oltre. Ho visto la mano tagliata solo dopo che con alcune manovre, siamo riusciti a toglierla dal compattatore, rivela. Sono seguiti momenti bui. Mi ero sposato tre anni prima e nel 2002 avevo avuto mio figlio. Con l'incidente riprende il filo del discorso, Rukaj avevo perso la dignità e in me ha prevalso un sentimento di paura. Paura di non lavorare. Eppure, ha ricominciato a lavorare e a vivere. Dopo sei mesi è diventato capoturno e fino al 2015 è rimasto nell'azienda in cui si è verificato il terribile infortunio. Da insegnante ad operaio. Tre anni fa, dopo periodi di cassa integrazione e solidarietà, la Filatura San Carlo è costretta a chiudere e una cinquantina di operai, tra cui Rukaj, devono stare a casa. Ma la spugna non si getta, anzi più duro è il colpo, più una forza interiore ti fa alzare per trovare la strada maestra. Però ci vuole uno scossone che smuova le acque e glielo dà l'Ufficio di collocamento che non gli riconosce il titolo di studio conseguito alla Scuola Pedagogica in Albania. Per Rukaj è uno schiaffo morale, ma invece di abbattersi decide di ricominciare e si iscrive alla Facoltà di Economia Banca e Finanza dell'Università di Udine nella sede di Pordenone. A 43 anni ritornare sui banchi, non è una passeggiata, ma questo insegnante - operaio crede nelle sue potenzialità. Un invalido, senza titolo di studio ammette non sarebbe stato mai assunto, così ho ripreso gli studi. L'intento è diventare un consulente assicurativo - finanziario. L'obiettivo è trovare lavoro, è riprendersi la sua dignità. Rukaj si è messo al servizio della città, di Spilimbergo facendo del volontariato per l'Anmil, l'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. Voglio che non capiti più, così vado nelle scuole, chiarisce. La cultura della sicurezza si impara attraverso le storie dei testimoni. Ai ragazzi il compito di ascoltare Rukaj.

Sara Carnelos Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino