Colto da un infarto sulla pista da sci, è stato salvato dai colleghi e dalla provvidenziale presenza del defibrillatore messo a disposizione dal soccorso pista. Una storia...
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IL MALORE
La situazione sembrava sotto controllo, anche se era impossibile, in quelle condizioni, portare il 43enne a valle con la barella toboga. «Abbiamo subito chiesto l'intervento del soccorso pista: avevano anche il defibrillatore. In quel momento non serviva, ma neanche due minuti dopo Francesco è andato in arresto». Il 43enne è stato fortunato a trovarsi accanto a due colleghi esperti e preparati, che hanno iniziato immediatamente massaggio cardiaco e respirazione polmonare, «ma fondamentale è stata soprattutto la presenza del defibrillatore (semiautomatico) - precisa William -: fino a poco prima Francesco era cosciente, e avere quello strumento lì, a portata di mano, gli ha di fatto salvato la vita. Gli abbiamo dato in successione tre scariche, e dopo qualche minuto il suo cuore è ripartito».
I SOCCORSI
Zanchin grazie alle manovre rianimatorie dei colleghi e al defibrillatore, ha subito dopo ripreso conoscenza. Riusciva anche a parlare. William e Valter sono stati i suoi angeli custodi. Il 43enne, padre di tre figli, è stato quindi caricato sull'elicottero arrivato da Ortisei, con il quale è stato trasferito prima a Bolzano e poi a Treviso, dove si trova tuttora ricoverato. Le sue condizioni sono buone e in costante miglioramento. Il peggio è passato. «Dobbiamo ringraziare di sicuro i carabinieri del soccorso piste, che si trovavano proprio accanto al rifugio - sottolinea l'infermiere del 118 di Treviso William Piaser -. Senza il defibrillatore non so se Francesco ce l'avrebbe fatta: questo testimonia ancora una volta di quanto importante sia questo strumento, che dovrebbe essere obbligatorio un po' ovunque. L'importante è che ora lui stia bene, e possa tornare ad abbracciare i suoi figli e la sua famiglia».
A.Belt Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino