Steve Quintino, tracce di droga nel sangue del ragazzo: «Mamma, ci vediamo in paradiso»

TREVISO - Tracce di droga nel sangue. Steve Quintino, il 19enne di Riese Pio X che sabato mattina ha seminato panico e morte sulle strade della Marca, era sotto l’effetto di...

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TREVISO - Tracce di droga nel sangue. Steve Quintino, il 19enne di Riese Pio X che sabato mattina ha seminato panico e morte sulle strade della Marca, era sotto l’effetto di cannabinoidi. Sono le indiscrezioni che trapelano sull’esito dei test tossicologici disposti dagli inquirenti. «Mamma, ci vediamo in paradiso» è stata l’ultima frase pronunciata dal ragazzo mentre scappava in ciabatte da casa sua. Tanto da far pensare che meditasse il suicidio e che quella sua folle corsa in auto fosse un tentativo di farla finita. Non ci è riuscito, ma ha spezzato un’altra vita, quella di un ciclista di 67 anni e rischiato di ammazzare due carabinieri. Alterazione e proposito suicida potrebbero essere collegate, trovando un denominatore comune nei segnali di disagio psicologico manifestati negli ultimi mesi, quando il ragazzo era sempre più preda delle sue paranoie: si sentiva perseguitato, era convinto che il mondo intero complottasse contro di lui. Che il ragazzo di Riese Pio X fosse fuori di sé era parso chiaro a tutti quelli che hanno assistito al suo arresto. 


«Volevo solo salvare il mondo» farneticava mentre veniva ammanettato e sedato. Dietro quei quaranta minuti di follia ci sarebbe la droga. La percezione alterata della realtà e l’assenza di freni inibitori lo ha spinto a rubare tre auto in rapida successione minacciando le rispettive proprietarie, lanciandosi come una scheggia impazzita sulle strade della pedemontana. Nella sua folle corsa ha travolto e ucciso Mario Piva, ciclista di 67 anni con la sola sfortuna di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato ed è morto sul colpo sotto gli occhi della moglie. Poi la carambola all’incrocio di Oné, dove ha centrato quattro veicoli. Da ultimo la gazzella dell’Arma speronata, rischiando di uccidere i due militari a bordo. 
 

LA RICOSTRUZIONE
Adesso Quintino è in carcere a Treviso, con accuse pesantissime: omicidio stradale, tentato omicidio e rapina. La ricostruzione si arricchisce di nuovi particolari: la madre Barbara racconta che quella mattina Steve era fuori di sé: aveva finito il turno in fabbrica (al pastificio Pasta Zara) alle 6, era tornato a casa per poi uscire di nuovo. Per andare dove? A incontrare chi? Sono domande che tormentano la famiglia, convinta che ci sia qualcun altro dietro questa sua esplosione di follia. Fatto sta che quando il 19enne è rincasato, era intrattabile. «Voleva le chiavi dell’auto» - racconta il fratello Stefano. Una richiesta assurda visto che non aveva la patente. «Ha tentato di impadronirsene ma la mamma gliel’ha impedito. Poi è scappato a piedi: erano quasi le 8.30. Ne abbiamo perso le tracce fino alle 10, quando abbiamo saputo che era stato arrestato». 


Cannabis: a detta di familiari e amici stona con le convinzioni del ragazzo. «Lui era proprio contrario alle droghe. Lo è sempre stato» assicura il fratello. «Se ne teneva alla larga anche per motivi di salute: qualche anno fa era stato operato al cuore e sapeva che potevano fargli male - aggiungono gli amici Francesco e Claudia -. Ma ultimamente era cambiato molto. Non sembrava più lui». Il ragazzo solare con cui sono cresciuti è lontano anni luce dal pirata che farnetica insanguinato, al termine della corsa folle, immortalato nei video ormai diventati virali sul web.
 

IL DISAGIO


Steve ha avuto un’infanzia difficile, segnata dall’allontanamento del padre naturale e da periodi in cui lui e i fratelli più grandi si ritrovavano soli. Alle spalle ha qualche piccolo precedente per furti e danneggiamenti. Ma il punto di non ritorno, secondo famigliari e amici è stato il periodo di lavoro in Germania nel 2021. «Quando è tornato non era più lo stesso. È partito con il sorriso ed è tornato spento. Ci ha detto di essere stato aggredito da un suo coinquilino (che gli avrebbe puntato un coltello alla gola, ndr). «Nell’ultimo mese avevo paura di uscire con lui» confida Francesco. «Credeva che il mondo intero ce l’avesse con lui. Dubitava di tutti, persino di noi. Ci accusava di volerlo avvelenare». «Ci siamo preoccupati: abbiamo avvisato i fratelli raccomandando di tenerlo d’occhio. C’era il rischio che perdesse il controllo». Come purtroppo è successo. 

 

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Il Gazzettino