Rapine e incidente a Riese. Chi è Steve Quintino. la vita difficile del 19enne che voleva «salvare il mondo». Famiglia, scuola e il lavoro da Pasta Zara

RIESE PIO X (TREVISO) - L'infanzia difficile in una famiglia numerosa, con la mamma che lavorava e il papà che ha tagliato i ponti quando lui era solo un bambino. I...

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RIESE PIO X (TREVISO) - L'infanzia difficile in una famiglia numerosa, con la mamma che lavorava e il papà che ha tagliato i ponti quando lui era solo un bambino. I piccoli precedenti per furto e danneggiamento, da adolescente. E da qualche mese il nuovo lavoro nel pastificio Pasta Zara di Riese Pio X, dove faticava ad abituarsi ai turni di notte.

Rapina e incidente mortale, chi è Steve Quintino

È una storia difficile quella di Steve Quintino, il 19enne che ha rubato tre auto, travolto e ucciso un anziano (chi era Mario Piva, vititma dell'incidente mortale), speronato una gazzella dell'Arma e seminato il panico in tre comuni della Marca. Guidava pur non avendo mai preso la patente, era visibilmente alterato (sarà l'esito dei test tossicologici a chiarire se fosse sotto l'effetto di alcol o droga) e farneticava: «Volevo solo salvare il mondo».


Il padre naturale con il quale non parla più


Steve abita con la madre Barbara e i due fratelli più grandi Alex e Stefano nella frazione di Spineda. Con il padre naturale non ci sono più contatti da anni. Tanto che il genitore ha scoperto che il responsabile di tutto quel caos era suo figlio soltanto quando lo ha sentito gridare i nomi degli altri membri della famiglia, nel suo discorso delirante. «Altrimenti non lo avrei riconosciuto. Non ci parliamo da moltissimo tempo. Io, nonostante le difficoltà, ho sempre rigato dritto. Fa male sapere che un figlio ha fatto tutte queste cose, uccidendo una persona».

La madre: «Steve è un bravo ragazzo»

«Mio figlio non è un delinquente» afferma la madre Barbara, barricata in casa tra pianti e disperazione che rompono il silenzio del piccolo borghetto. A pochi metri dalla casa della donna cè un vivaio e altre abitazioni. La donna difende a tutti i costi il proprio figlio che per lei «non ha mai avuto problemi con la giustizia». La disperazione di questa mamma è indescrivibile e in lacrime continua a urlare che il suo Steve, «è un bravo ragazzo». Non si dà pace e a proteggerla ci sono gli altri due figli insieme a un'amica che cercano di farla rientrare in casa.

I fratelli


I fratelli si sono sempre dati man forte e anche ieri di fronte ai fatti gravissimi di cui si è reso protagonista il fratello minore hanno fatto fronte compatto nel tentativo di arginare l'ondata di odio che in queste ore si sta inesorabilmente riversando sul ragazzo. A partire dal linciaggio sfiorato soltanto grazie al cordone di sicurezza creato dai carabinieri al momento dell'arresto, da cui però qualche calcio è comunque filtrato, insieme alle incitazioni a punirlo, picchiarlo e sbatterlo dentro. L'altra gogna è quella dei social, dove fioccano commenti indignati e rabbiosi.


Scuola


Steve aveva frequentato il primo anno del Centro di formazione professionale di Fonte (Cfp). Finite le medie, ormai cinque anni fa, si era iscritto nell'istituto gestito dalla Fondazione Opera Monte Grappa. Dopo essere stato promosso in seconda, però, si è ritirato. «Da noi si era sempre comportato in modo pacato. La famiglia risultava sostanzialmente assente. Ma da parte sua non c'erano mai stati comportamenti sopra le righe ricorda don Paolo Magoga, presidente dell'Opera Monte Grappa rispetto ad altri ragazzi, più vivaci, non era stato necessario prendere alcun provvedimento nei suoi confronti». Come capita più che qualche volta, il contesto familiare era complesso. È un fattore che emerge spesso quando si parla di abbandoni scolastici. Il ragazzo, però, non aveva mai dato alcun segno di instabilità. E di conseguenza non c'erano state segnalazioni ai servizi sociosanitari o al centro di salute mentale. «La sua esperienza da noi era stata tranquilla conclude don Paolo e mi ha fatto male al cuore vedere quello che è successo ieri».

Il lavoro da Pasta Zara

Il giovane lavora da qualche mese nello stabilimento di Riese di Pasta Zara anche se spesso non avrebbe rispettato gli orari dei turni. L'ultimo proprio venerdì, dalle 22 alle 6: orario di lavoro a cui però pare che il ragazzo facesse fatica ad abituarsi. L'intera Marca si sta chiedendo che cosa possa aver trasformato quel 19enne in rapinatore e pirata della strada.

Interrogatorio di garanzia

L'occasione per spiegare le motivazioni della sua condotta criminale sarà l'interrogatorio di garanzia che verrà fissato nei prossimi giorni. Intanto il ragazzo resta in cella: dopo essere stato dimesso dall'ospedale con 10 giorni di prognosi per le contusioni riportate negli incidenti, è stato trasferito in carcere a Treviso. Le accuse sono pesantissime: omicidio stradale, tentato omicidio e rapina, oltre a una serie di violazioni del codice della strada.

 

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Il Gazzettino