Inseguimenti, denunce e accuse per l'affidamento: «Mio figlio sequestrato dal padre»

Inseguimenti, denunce e accuse per l'affidamento: «Mio figlio sequestrato dal padre»
PADOVA - Inseguimenti, denunce ai carabinieri e interventi della polizia. Non sono altro che le conseguenze dirette della battaglia tra una mamma e un papà padovano, per...

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PADOVA - Inseguimenti, denunce ai carabinieri e interventi della polizia. Non sono altro che le conseguenze dirette della battaglia tra una mamma e un papà padovano, per cercare di avere l’affidamento esclusivo del loro bambino di appena tre anni e mezzo. Il terreno della sfida, iniziata un mese fa, si trova a cavallo tra il comune di Padova e quello di Rubano, dove risiedono i contendenti. 


L’accusa più pesante, al momento, è ai danni del padre: la madre lo ha querelato per sottrazione di minore. «La premessa è fondamentale» ha iniziato a raccontare mamma Giulia, 39 anni e due lauree: una in Farmacia conseguita all’Università di Ferrara e la seconda in Biotecnologie per la salute presa a Roma. «Non c’è nessuna sentenza da parte di un giudice - ha proseguito - che affida il bambino al padre. Anzi, il piccolo porta il mio cognome e il papà nemmeno voleva riconoscerlo». E ancora: «Altra questione da non sottovalutare in questa storiaccia, è il mio passato di tossicodipendente. Soffrivo di depressione e anoressia, ed ho fatto uso di cocaina. Il padre di mio figlio fa leva su questo aspetto, ma in realtà è da tempo che non uso droga. Sono seguita dai servizi sociali e dal Serd».

I FATTI

Dopo sei mesi dalla nascita del bambino il padre, che prima non voleva riconoscerlo, ha iniziato a farsi vivo con la madre per vedere suo figlio. In questo frangente sono intervenuti i servizi sociali, già a sostegno della madre, e dopo una serie di incontri mamma Giulia ha deciso di affidare al papà il piccolo un paio di fine settimana al mese. «Ho acconsentito - ha ripreso - e mai avrei pensato di trovarmi in questa situazione. Così il 24 marzo ho accompagnato mio figlio a casa del padre. Poi, avendo avuto un problema, gli ho dato il permesso di tenerlo fino al 26. Il giorno dopo sono andata a riprenderlo e lui non me lo ha dato. Mi ha detto che ne avrebbe preso l’affido e che gli avrebbe cambiato l’asilo. A quel punto ho deciso di chiamare i servizi sociali, che mi hanno consigliato di lasciarlo dal padre a patto che me lo facesse vedere tutte le volte che avessi voluto». 
Mamma Giulia segue il consiglio della sua assistente sociale e chiede al papà del bambino di vederlo il giorno di Pasqua per regalargli l’uovo. «Lui ha accettato - ha ricordato - ma poi con una video chiamata al cellulare mi ha detto di non presentarmi». Così la madre, proprio la domenica di Pasqua, si è recata alla stazione dei carabinieri di via Rismondo e lo ha denunciato per sottrazione di minore. 

L’INSEGUIMENTO

Il giorno dopo, è Pasquetta, mamma Giulia con l’uovo di Pasqua per il suo bambino, si è presentata a casa del padre scortata dal suo compagno e da un’amica. «E qui è successo il finimondo - ha ripreso - perchè lui e suo fratello sono diventati violenti. Appena ho avuto in braccio il piccolo, mi ha afferrato per i capelli e per il cappuccio cercando di sbattermi la testa sul cofano dell’auto della mia amica così da lasciare il piccolo. Poi ha aggredito il mio compagno e spinto a terra la mia amica. Siamo riusciti a risalire in macchina con mio figlio e ad allontanarci». 


Il padre ha chiamato il 113, mentre il fratello al volante di un furgone ha inseguito l’auto con a bordo i tre e il piccolo: «Cercava di tagliarci la strada» ha dichiarato mamma Giulia. Il veicolo è stato poi intercettato e fermato da tre pattuglie della polizia. La madre è stata accompagnata in Questura e il bambino è stato riaffidato al papà. Quattro giorni più tardi, il 5 aprile, mamma Giulia si è presentata per la seconda volta nella caserma dei carabinieri di via Rismondo. «L’ho denunciato per violenza, percosse e minacce. Non capisco perchè è stato riaffidato a lui - ha terminato - considerando che non faccio più uso di cocaina, sono seguita dai servizi sociali e dal Serd, e al momento sto collaborando con uno studio di un chirurgo plastico. Insomma lavoro. Mio figlio porta il mio cognome e ormai sono circa venti giorni che non lo vedo. So che non viene portato all’asilo e non so con chi passa le giornate». Mamma Giulia, molto combattiva, ha tutta l’intenzione di riprendersi suo figlio e da un paio di giorni si è fatta affiancare dal legale Angelo Merlin del foro di Padova. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino