Morte nel cantiere boschivo con depistaggio: stangato, senza attenuanti, il datore di lavoro

Morì a 28 anni nel cantiere boschivo stangato il datore di lavoro
ROCCA PIETORE - Spostò il cadavere dopo l’incidente e raccontò ai soccorsi di averlo trovato in mezzo al bosco. Il Tribunale di Trento ha confermato la...

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ROCCA PIETORE - Spostò il cadavere dopo l’incidente e raccontò ai soccorsi di averlo trovato in mezzo al bosco. Il Tribunale di Trento ha confermato la dinamica emersa durante le indagini e ha condannato a 4 anni e 5 mesi di reclusione Riccardo Sorarù. Il 44enne, residente nell’Agordino, è stato dichiarato responsabile per la morte di Vitali Mardari, il giovane di origine moldava residente a Santa Giustina che perse la vita il 19 novembre 2018 durante i lavori boschivi in Val delle Moneghe a Sagron Mis (Trento). Sorarù è anche interdetto dai pubblici uffici per 5 anni e dovrà risarcire la parte offesa, la sorella Ludmila assistita da Giesse Risarcimento Danni, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 110.000 euro, oltre alle spese di costituzione liquidate in 8mila euro.



L’INCIDENTE
Erano trascorse poche settimane dal disastro di Vaia e Vitali Mardari, tramite amici in comune, aveva contattato Riccardo Sorarù per poter guadagnare qualcosa tramite alcuni lavori nei boschi di Val delle Moneghe. Con lui c’erano altri due lavoratori, Simone Platè e Stefan Gabrile Lazar, tutti in nero. Il gruppetto, formato da quattro persone, si era messo subito lavoro e stava per tirare un lungo cavo d’acciaio che avrebbe dovuto fungere da teleferica per il trasporto del legname. All’improvviso però, a causa di un errato calcolo delle forze necessarie per quell’attività e per l’utilizzo di un mezzo non idoneo per tendere la corda metallica (ossia un escavatore), questa si era spezzata e aveva colpito violentemente Mardari catapultandolo a una ventina di metri di distanza dal luogo dell’incidente. Il 28enne era morto sul colpo per trauma cranico. Invece di prestare immediato soccorso al giovane, i tre boscaioli avevano raccolto e trasportato il corpo di Mardari vicino al ciglio della strada, coprendolo anche con dei pezzi di legna. Sorarù chiamò una guardia boschiva raccontando di aver trovato un uomo a terra durante un’escursione ma di non sapere chi fosse. Immediati ma vani i soccorsi.

LA SCOPERTA
I medici, tuttavia, ipotizzarono fin da subito un’incongruenza tra le ferite riportate da Mardari e il luogo del ritrovamento. Le indagini dei carabinieri coordinati dal pubblico ministero Giovanni Benelli, insieme alle testimonianze di chi era presente e dei parenti, hanno consentito di ricostruire quanto accaduto nelle ore precedenti al fatto facendo emergere l’esatta dinamica della tragedia. I tre lavoratori, nei boschi di Val delle Moneghe insieme a Sorarù, erano tutti senza regolare contratto e non avevano ricevuto formazione specifica, né tanto meno dispositivi di protezione individuale. Di conseguenza, non erano impiegabili in lavori ad alto rischio come quelli boschivi. 

LA SENTENZA


Il giudice del Tribunale di Trento, a fronte dell’agghiacciante ricostruzione di quanto accaduto, non ha voluto concedere all’imputato nessuna attenuante e l’ha condannato a quasi 4 anni e mezzo di reclusione. La sorella, presente in aula, è scoppiata in un pianto liberatorio ma non ha voluto commentare la sentenza: «In questo momento – ha detto ieri al telefono – non me la sento di dire nulla». La provvisionale stabilita dal tribunale è di oltre 100mila euro. «Si tratta di un caso gravissimo – hanno evidenziato Claudio Dal Borgo ed Alain Menel di Giesse Belluno, riferendosi alla tragedia - accaduto per la più totale noncuranza di qualsiasi norma di sicurezza sul lavoro. A ciò si aggiunge quanto successo immediatamente dopo l’incidente, con il corpo del povero Vitali preso come un sacco di immondizia e barbaramente allontanato, fatto che ha contribuito a far sprofondare la famiglia in un dolore ancor più profondo».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino