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Baldassare Longhena (1596/1597-1682) architetto
L'opera della sua vita è senza ombra di dubbio la basilica di Santa Maria della Salute, che iniziò nel 1631 su incarico del Senato della Serenissima (dopo il voto fatto dalla città per la liberazione dal morbo della peste) e che fu inaugurata nel 1687, cinque anni dopo la sua morte. Non male per il figlio di uno scalpellino di origine bresciana che crebbe da autodidatta e finì per divenire architetto di Stato di Venezia dal 1640 al 1682, mentre a Roma svolgevano il suo stesso mestiere personaggi del calibro di Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini. Ma Baldassare Longhena era il tipo da lasciare il segno, e la sua visione del barocco ha caratteristiche uniche, tali da situarsi in maniera perfetta e coerente nel contesto veneziano. D'altronde lui a Venezia ci era nato, nella parrocchia di San Provolo, primogenito di Melchisedech Longhena e di Giacomina – entrambi di origini bresciane – tra la fine del 1596 e l'inizio del 1597. La data esatta di nascita non è nota con precisione poiché i documenti della parrocchia relativi a quel periodo sono perduti; nell'elenco dei “tagiapiera” del 1672 viene però citato come settantacinquenne e l'atto di morte, datato dieci anni più tardi, lo descrive come ottantacinquenne. Ebbe due fratelli, Decio e Giovanni, e la sorella Medea. Sebbene sulla sua formazione si siano formate nuove opinioni, in epoca recente, fu a lungo considerato un umilissimo scalpellino privo di studi, riuscito col tempo a raggiungere il rango di architetto di Stato.
E se è pur vero che si formò nella bottega del padre, è altresì vero che questi intesseva rapporti con Alessandro Vittoria o Vincenzo Scamozzi, e che Baldassare si formò con lo studio di Andrea Palladio, Jacopo Sansovino e Sebastiano Serlio, e poté godere del mecenatismo della famiglia Contarini.
Così lo descrive Tommaso Temanza: “Baldassare era uomo piccolo di statura, vestiva sempre di nero, e sosteneva la professione con molto decoro. Era di una maniera assai dolce e di uno civile costume. Aveva in sua confidenza alcuni operarj di molta esperienza con li quali consigliava le cose sue. Aveva poi un costume di ascoltare tutti, anzi quando andava a visitare le sue fabbriche, chiamava a sé li capi mastri, e molte volte anco li più inesperti giornalieri, et con essi discorreva di ciò che emergeva nell'opera; poi raccoglieva il parere di ciascuni, e con tali lumi si determinava a quello le pareva migliore. Era molto stimato”.
Baldassare Longhena non esitò, talvolta, a portare avanti le proprie idee architettoniche anche a fronte di richieste diverse formulate dalle committenze, con risultati eccellenti: il caso forse più emblematico è quello della Salute: l’architetto consegnò il suo progetto il 13 aprile 1631, con le misure del tempio che poi cambiò in corso d’opera, basando la costruzione su due numeri: l’8 e l’11. La lunghezza totale della Basilica è infatti di 121 piedi veneti (l’antica unità di misura veneziana, pari a 34,7 centimetri), ovvero 11x11; la larghezza dell’ambito dell’altare è 88 piedi, 11x8, e così via. E se l’8 rientra pienamente nella tradizione numerologica cristiana (perché con la sua forma simboleggia l’infinito, e dunque richiama la vita eterna e la resurrezione), l’11 – che è un buon numero per la tradizione ebraica, per il cattolicesimo rappresenta invece la trasgressione ai dieci comandamenti. La Salute sarebbe dunque una felice commistione delle due scuole numerologiche. Baldassare Longhena morì a Venezia il 18 febbraio 1682.
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