VENEZIA - Che sia in grado di spostare gli equilibri anche alle urne, si è già visto. La voce di Beppe Grillo, a volte, sa essere un richiamo irresistibile per il...
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DIVISIBeppe, però, in questo modo ha un po' dribblato i suoi. Perché la linea del Movimento 5 stelle, a Venezia, è quella di partecipare al referendum, sì, ma senza dare indicazioni di voto. «Non cambia nulla, la nostra posizione rimane invariata - commenta la consigliera comunale pentastellata Elena La Rocca - Beppe è un libero cittadino e come tale dice quello che pensa. Certo, non possiamo negare che la sua opinione possa essere decisamente più influente di altre, ma noi continuiamo a dire che ciò che è fondamentale è andare a votare. Questo è un tema cruciale e vogliamo sapere che cosa ne pensano i cittadini». La vedono un po' diversamente, invece, i consiglieri regionali M5s: Erika Baldin, Jacopo Berti, Manuel Brusco e Simone Scarabel hanno accolto con entusiasmo la chiamata al voto di Grillo. «Grazie Beppe! Grazie per essere sceso in campo a supporto di una battaglia che in Veneto portiamo avanti con forza». In realtà, anche nei pentastellati veneziani non c'è una visione unica sulla questione. Come in tanti altri partiti, c'è una corrente unitaria e una separatista. A questa seconda appartiene sicuramente il consigliere comunale Davide Scano, che però a differenza di Beppe, è schierato sull'altra sponda della laguna, quella mestrina. «Chi ci vede da fuori è ovvio che senta maggiormente il problema di Venezia - commenta - perché la città sta morendo e solo l'autonomia dalla terraferma può salvarla. Con la separazione Mestre potrà occuparsi delle faccende più adeguate a un Comune normale, ispirandosi a realtà come Padova o Vicenza. Venezia, invece, con una propria amministrazione potrà concentrarsi sui problemi speciali che la riguardano, quelli appunto rilanciati da Beppe».
VOLATAIl referendum del 1. dicembre ha dei precedenti poco incoraggianti sul fronte autonomista: siamo alla quinta edizione del quesito, l'ultima volta - nel 2003 - non si è raggiunto il quorum, mentre le tre volte precedenti (1979, 1989, 1994) ha vinto il No. Certo, i tempi sono differenti e nell'era dei social e del 4.0, la volata di Grillo potrebbe rimescolare non poco le carte, anche se tra campagna elettorale e referendaria la differenza è enorme. Slogan e tormentoni solitamente hanno meno presa, in caso di quesito puntuale. Che risposta darà il popolo di Grillo (che non necessariamente deve essere quello dei 5 Stelle) alla chiamata alle urne? Non rimane che attendere.
Davide Tamiello Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino