Commercianti in piazza contro i decreti del Governo: «Lasciateci lavorare»

Uno scorcio dei circa 200 manifestanti contro i decreti del Governo
ROVIGO - «Lasciateci lavorare». «Il Governo ci sta prendendo in giro». «I tamponi metteteveli su per il c...». Queste sono solo alcune delle...

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ROVIGO - «Lasciateci lavorare». «Il Governo ci sta prendendo in giro». «I tamponi metteteveli su per il c...». Queste sono solo alcune delle frasi urlate da alcuni manifestanti che hanno preso parte ieri sera alla protesta organizzata per criticare le normative emergenziali varate dal Governo Conte per arginare la pandemia da Covid-19. Circa 200 persone si sono date appuntamento in piazza Matteotti, per una manifestazione portata avanti da Laura Vallin e Paolo Furegato. C’erano baristi, ristoratori, titolari di palestre e negozi, in strada per esprimere dissenso contro le chiusure imposte per limitare le uscite della movida, nel tentativo di impedire alla gente di uscire di casa e diffondere maggiormente il virus che sta mettendo sotto scacco il mondo intero. Per tutta la giornata il centro storico è stato presidiato dalle forze dell’ordine. Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia locale hanno pattugliato le vie limitrofe il luogo previsto per la manifestazione. I locali con tavolini e sedie sono stati costretti a mettere al riparo gli arredi al momento della chiusura.

POCHI INCASSI
Già alle 19.20 i primi manifestanti attendevano l’inizio della protesta, posizionandosi davanti allo spiazzo rialzato della piazza dalla quale avrebbero poi parlato alcuni rappresentanti delle categorie protagoniste del sit-in. «La prima settimana dopo il Dpcm è stata un vero disastro - ha commentato Giacomo Sguotti, titolare del Corsopolitan e membro di Fratelli d’Italia - se abbiamo pensato di riadattarci? Abbiamo messo in cassa integrazione alcune dipendenti, facciamo un solo turno. Stasera (ieri per chi legge, ndr) alle 18 avevamo il locale pieno. Durante la settimana non abbiamo la gente che era solita esserci il weekend. Se non arriveranno aiuti immediati da Governo e Comune, che dovrebbe mettere i parcheggi gratuiti, sarà un vero disastro».

ASSEMBRAMENTI
All’inizio della manifestazione, Furegato ha chiesto a tutti di tenere la mascherina e mantenere il distanziamento. Avviso che è stato ripetuto più volte, ma che è caduto nel vuoto, visto l’assembramento venutosi a creare per tutta la durata dell’evento. Vallin ha rimarcato l’importanza di adempiere alle regole, proprio perché la loro richiesta è quella di tornare alla piena attività lavorativa, senza limitazioni, dimostrando anche in questa occasione di saperlo fare. Dal pubblico sono state tante le urla di reazione a questi ed altri interventi di chi ha potuto parlare. Alcuni hanno strillato «no alla dittatura sanitaria», altri «viva Luca Zaia», altri ancora hanno spronato i relatori a fare una manifestazione al giorno «senza le autorizzazioni» e che lo Stato ha speso soldi per i banchi a rotelle. Un gruppo vicino agli ambienti della destra, “Mascherine tricolori”, ha interrotto un paio di volte gli interventi per cantare a squarciagola l’inno nazionale.

INTERVENTI
Al di là delle interruzioni, però, gli interventi “dal palco” sono stati parecchi e con toni e parole diversi tra di loro. Michela Guerrato, gestore di un bar, ha detto: «Questo è un momento in cui vogliamo esprimere solidarietà a tutti coloro che soffrono. Siamo qui per portare il nostro vissuto. Non è possibile mettere in ginocchio le attività. Ogni lavoro è indispensabile. Stiamo alle regole, vogliamo lavorare». Le ha fatto eco con parole più dure Nadia Baratella del Cogheto: «È inutile che riapriamo se poi chiedono alla gente di stare a casa. Sono 40 anni che lavoro, cosa apro a fare? Sono arrabbiata marcia, voglio lavoro e non elemosina».


Sulla falsariga Michele Bazzeato, gestore di una palestra rodigina, che ha chiesto a tutti di tenere duro: «Andrò avanti nonostante il virus e Conte». Alla fine, terminati gli interventi in scaletta previsti dagli organizzatori, alcuni manifestanti si sono rivoltati contro, accusandoli di non avere avuto spazio per parlare, questi ultimi, sostenuti da un coro che urlava: “Libertà”, e altri che cantavano ancora l’inno d’Italia.
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Il Gazzettino