TREVISO - Più della metà delle udienze penali che si svolgono al Tribunale di Treviso riguardano processi per il reato di guida in stato di ebbrezza. «Siamo di...
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«CONDANNE LIEVI»Ci sono poi i casi come quello del promotore finanziario Fabio De Zotti, cioè quando la guida in stato d'ebbrezza rappresenta l'aggravante (in molti casi la ragione) di gravi incidenti, in alcune circostanze, proprio come quella occorsa venerdì scorso a Vittorio Veneto persino mortali. Questi non rientrano nelle statistiche di cui sopra. «Le sanzioni per la guida in stato d'ebbrezza sono blande e non mettono un argine a questi comportamenti - spiega il Procuratore della Repubblica Dalla Costa - molto spesso si tratta di condanne con la sospensione. Oppure scattano le misure alternative, come ad esempio la messa alla prova. In questo modo non c'è un vero elemento che contribuisca a fare prevenzione».
LE SCAPPATOIESpesso la scappatoia è tutta una questione di forma: ad esempio l'esame del sangue effettuato in ospedale senza che la persona sia informata della diritto di farsi assistere dal proprio legale. Risultato: indipendentemente dal livello alcolemico il test non può essere fatto valere a giudizio. È successo recentemente a un castellano, che ha sfasciato la macchina da ubriaco in pieno centro a Castelfranco. L'esame aveva evidenziato un livello pari a 3 (l'anticamera del coma etilico) ma alla fine l'ha fatta franca. Oppure c'è il nuovo orientamento giurisprudenziale, quello della cosiddetta lieve entità del fatto: un tasso di poco sopra allo 0,8, primo reato, condotta sempre irreprensibile, la condizione di incensurato. E in molti casi, anche a Treviso, è arrivata l'assoluzione. «Ma il problema esiste - sottolinea Dalla Costa - il numero dei processi che vengono svolti indipendentemente dall'esito ci dice che abbiamo a che fare con un fenomeno che è allarmante. Si tratta sicuramente di una questione di responsabilità personale, di rispetto per sé stessi e per gli altri, di senso civico e anche di buon senso. Manca però la vera repressione e le pene miti non disincentivano». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino