Trevigiani che "alzano il gomito": un processo su due per alcol alla guida

Martedì 27 Novembre 2018 di Denis Barea
Trevigiani che "alzano il gomito": un processo su due per alcol alla guida
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TREVISO - Più della metà delle udienze penali che si svolgono al Tribunale di Treviso riguardano processi per il reato di guida in stato di ebbrezza. «Siamo di fronte ad una sorta di epidemia» arrivano a descrivere la situazione i penalisti trevigiani. Per il Procuratore capo della Repubblica Michele Dalla Costa il fenomeno, a questo punto, «è materia per i sociologi oltre che, e forse prima, dei tribunali. Una cosa è certa: le sanzioni sono troppo blande e non rappresentano in nessun modo un deterrente». In un'udienza su due di discute insomma di gente beccata ai controlli stradali di Polizia e Carabinieri con in corpo qualche bicchiere di troppo. Finisce a processo chi risultata positivo ai test con un tasso alcolemico superiore a 0,8. Al di sotto ci sono solo le sanzioni amministrative, da 532 a 2.127 euro di multa. I guai veri scattano sopra lo 0,8 e fino a 1,5: la violazione diventa reato e si è puniti con una  ammenda che va da 800 a 3.200 euro e l'arresto fino a un massimo di 6 mesi, oltre alla sanzione accessoria della sospensione della patente da 6 mesi a un anno. Sopra il limite di 1,5, territorio in cui la bronza è di quelle che non passano inosservate, sono previsti un'ammenda da 1.500 a 6.000 euro, l'arresto da 6 mesi a un anno e la sanzione accessoria della sospensione della patente da uno a due anni. Se il veicolo appartiene a una persona estranea al reato la sospensione della patente è raddoppiata. La patente è invece revocata in caso di recidiva, cioè ripetizione del reato nell'arco di due anni. La macchina può essere sottoposta a sequestro e, con la sentenza di condanna, viene definitivamente confiscata (cioè passa in proprietà allo Stato) a meno che non appartenga a persona estranea al reato. 
«CONDANNE LIEVI»Ci sono poi i casi come quello del promotore finanziario Fabio De Zotti, cioè quando la guida in stato d'ebbrezza rappresenta l'aggravante (in molti casi la ragione) di gravi incidenti, in alcune circostanze, proprio come quella occorsa venerdì scorso a Vittorio Veneto persino mortali. Questi non rientrano nelle statistiche di cui sopra. «Le sanzioni per la guida in stato d'ebbrezza sono blande e non mettono un argine a questi comportamenti - spiega il Procuratore della Repubblica Dalla Costa - molto spesso si tratta di condanne con la sospensione. Oppure scattano le misure alternative, come ad esempio la messa alla prova. In questo modo non c'è un vero elemento che contribuisca a fare prevenzione». 
LE SCAPPATOIESpesso la scappatoia è tutta una questione di forma: ad esempio l'esame del sangue effettuato in ospedale senza che la persona sia informata della diritto di farsi assistere dal proprio legale. Risultato: indipendentemente dal livello alcolemico il test non può essere fatto valere a giudizio. È successo recentemente a un castellano, che ha sfasciato la macchina da ubriaco in pieno centro a Castelfranco. L'esame aveva evidenziato un livello pari a 3 (l'anticamera del coma etilico) ma alla fine l'ha fatta franca. Oppure c'è il nuovo orientamento giurisprudenziale, quello della cosiddetta lieve entità del fatto: un tasso di poco sopra allo 0,8, primo reato, condotta sempre irreprensibile, la condizione di incensurato. E in molti casi, anche a Treviso, è arrivata l'assoluzione. «Ma il problema esiste - sottolinea Dalla Costa - il numero dei processi che vengono svolti indipendentemente dall'esito ci dice che abbiamo a che fare con un fenomeno che è allarmante. Si tratta sicuramente di una questione di responsabilità personale, di rispetto per sé stessi e per gli altri, di senso civico e anche di buon senso. Manca però la vera repressione e le pene miti non disincentivano». 
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